Omelia (21-07-2024)
diac. Vito Calella
Riposare in Cristo buon pastore, nostra pace, nostra parola di vita

Gesù è il buon pastore promesso dai profeti!
Prima della distruzione della città di Gerusalemme, del famoso tempio di Salomone e della seconda deportazione dell'esilio babilonese, nell'anno 586 a.C., due profeti denunciarono il cattivo governo dei re, discendenti di Davide, chiamati "pastori d'Israele": Geremia fece questo nella città di Gerusalemme, ed è ciò che abbiamo ascoltato nella prima lettura. La stessa cosa fece Ezechiele in terra di Babilonia, esiliato insieme al popolo della prima deportazione nel 597 aC. I due profeti, di fronte all'infedeltà e all'irresponsabilità dei re di Giuda, ispirati dallo Spirito Santo, annunciarono la promessa divina della venuta di un buon pastore. Dio, tramite Geremia, ha promesso che questo buon pastore «sarà un discendente di Davide; regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.Nei suoi giorni Giuda sarà salvatoe Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome:Signore-nostra-giustizia» (Ger 23,5); Il profeta Ezechiele annuncia che questo pastore sarà Dio stesso: «Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d'Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d'Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia» (Ez 34,11-16).
Oggi l'evangelista Marco ci presenta Gesù, vero Dio e vero uomo, discendente di Davide, con l'atteggiamento tipico del buon pastore, che aveva uno sguardo attento e accogliente; aveva il cuore pieno di tenerezza e di compassione verso la folla che arrivava nel luogo dove si trovava; si dimenticava di se stesso e di quel programma di una giornata di riposo con i dodici apostoli; offriva innanzitutto il pane delle sue parole di vita: «Quando Gesù sbarcò, vide molta folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore senza pastore. Allora cominciò a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34). Il Salmo 23 ci ha aiutati a contemplare l'atteggiamento di Gesù, il buon pastore. L'intensa giornata di insegnamento della Parola di Dio è il primo "pane" che Gesù offre alla folla. Domenica prossima, proseguendo, contempleremo Gesù buon pastore che compie il miracolo della divisione, della condivisione di cinque pani e due pesci, che sazia la folla (Mc 6,35-44). Ascolteremo questo segno secondo la versione di Giovanni 6,1-15.
L'aspettativa di riposarsi con qualche meritata vacanza...
I dodici apostoli, appena tornati dalla loro prima esperienza missionaria, «si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato» (Mc 6,30). Perciò, dopo un'intensa esperienza missionaria, Gesù li invitò ad «andare in un luogo deserto per riposarsi un po'» (Mc 6,31).
Immaginavano di vivere il riposo offerto da uno splendido paesaggio naturale, senza che nessuno li disturbasse, rilassando il corpo con il sonno o godendo dell'amicizia con cibi speciali e una rilassata conversazione tra amici.
Sono importanti queste opportunità di riposare la mente e il corpo in posti meravigliosi e godersi la gioia dell'amicizia gratuita durante le vacanze.
Il riposo qualitativamente migliore dell'essere in Cristo buon pastore, nostra pace
Tuttavia, quel giorno, la folla, apparsa all'improvviso, sconvolse i piani. Ma dette a Gesù l'opportunità di offrire ai suoi dodici apostoli un tipo di riposo qualitativamente migliore: quello spirituale offerto dalla sua identità di buon pastore. Osservando lo sguardo compassionevole e accogliente di Gesù, essi stessi probabilmente si sentirono abbracciati e benedetti dalla tenerezza e dalla misericordia di Dio che vuole la salvezza di tutti e non vuole escludere nessuno; vuole raggiungere anche i più lontani e distanti, anche i più sofferenti; vuole arrivare agli scoraggiati, addirittura agli schiavi di vizi e paure, alle persone più smarrite, come se fossero «pecore senza pastore» (Mc 6,34b). Chissà, vedendo Gesù accogliente e non irritato dalla folla, vedendo i suoi occhi pieni di tenerezza verso tutti, senza distinzione, ognuno di loro forse ha pregato il Salmo 23 o le parole del Salmo 61: «Solo in Dio riposa l'anima mia; poiché da Lui viene la mia salvezza. Lui solo è la mia roccia e la mia salvezza, la fortezza dove trovo sicurezza» (Sal 61,2-3).
L'autore della lettera agli Efesini, insieme alla sua comunità cristiana, ha espresso questa esperienza di riposo in Cristo Gesù, morto e risuscitato per la nostra salvezza, con la seguente professione di fede, che vogliamo fare nostra: «Cristo è la nostra pace!» (Ef 2,14). La nostra esperienza missionaria nel mondo delle relazioni umane ci rivela la situazione di tanti conflitti, di tanti muri di inimicizia, di mancanza di dialogo e di fiducia tra genitori e figli, tra amici, tra popoli, tra gruppi della stessa Chiesa, che sono sempre più polarizzati nelle loro certezze ideologiche, rifiutando di accogliere e ascoltare con attenzione chi la pensa diversamente. Gesù è veramente il buon pastore che, unito al Padre, per la forza unificante dello Spirito Santo, «è venuto ad annunciare la pace ai lontani e la pace ai vicini. È grazie a Lui che entrambi, in un solo Spirito, hanno accesso al Padre» (Ef 2,17-18), e possono trovare quel riposo qualitativo, che è frutto della sua infinita misericordia e della stabile fedeltà alla sua proposta di comunione, nonostante i cuori induriti di troppe persone perse per le strade del mondo.
Riposare nell'incontro orante con la Parola di Dio
E questo riposarsi in Cristo buon pastore, nostra pace, non è un'emozione momentanea, non è un sentimento forte che presto passa! Questo riposo in Cristo diventa duraturo e sempre più permanente quando scopriamo il pane di vita eterna che Gesù stesso ci offre: la sapienza dei suoi insegnamenti. Riposare in Cristo buon pastore, nostra pace, diventa allora la scelta gioiosa e perseverante di assaporare il dono della Parola di Dio, ascoltata, pregata, custodita nel cuore e nella mente. Quella folla disordinata di persone riuscì a rimanere in silenzio tutto il giorno e ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù.
Non c'era la fretta distratta di leggere un messaggio biblico o di ascoltare un sermone prestando attenzione per soli cinque minuti, come accade oggi a tanti cristiani, abituati a vivere sommersi nel mare delle parole e delle informazioni dei media, ma disconnessi e distratti davanti alla Parola di Dio, che chiede di essere ascoltata, letta, riletta, meditata, pregata, custodita nella mente e nel cuore.
Chiediamo questa grazia al Signore Gesù, «pastore e protettore della nostra vita», affinché non perseveriamo in una vita caotica, frenetica, anche divertente, ma da «pecore smarrite» (cfr 1Pt 2,25). Chiediamo al Signore Gesù, «pastore e guida delle nostre anime», affinché siamo perseveranti nell'incontro orante con i suoi insegnamenti. Il "bastone" delle sue parole, indichi il nostro cammino da seguire, ci faccia ogni volta assaporare ciò che il salmista prega: «La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, più preziosi dell'oro, di molto oro fino, più dolci del mielee di un favo stillante» (Sal 18,8-11).