Omelia (21-07-2024) |
Paolo Curtaz |
Soul Beach L'estate è arrivata e, con il caldo, la voglia di lasciarsi alle spalle la fatica dell'inverno, per preoccupazioni, l'accumulo di una stanchezza mentale che ci sfinisce. I luoghi di villeggiatura sono stracolmi anche se, è sempre bene ricordarlo, per molte persone le vacanze restano un miraggio. Ma, anche se con fatica, anche se barricati nei nostri appartamenti roventi, penso ai moltissimi anziani che vivono una profonda esperienza di dolente solitudine, possiamo fare spazio a Dio. La fede non va in vacanza, anzi. A volte, complice il rilassamento, il riposo, la quiete, l'estate può diventare il tempo per riprendere in mano la nostra vita interiore, per fare il punto della situazione, per mettersi a leggere un buon libro. Per fare il "punto-nave" della nostra vita, per capire in che direzione stiamo andando, se siamo noi i timonieri della nostra barca. E per farlo, come sempre, abbiamo a disposizione la bussola che è la preghiera e la meditazione, e la carta nautica che è il Vangelo. Per stabile un criterio di giudizio, un orientamento, per scegliere la prospettiva da cui guardare il mondo, gli altri, noi stessi. E, ricorda il Vangelo, il modo che ha Gesù di vedere la vita è quella della compassione, della tenerezza, della misericordia. Perché solo la misericordia ci può salvare. Compassione che non è pena, ma mettersi nei panni degli altri e, insieme, cercare soluzioni. Quella compassione, quel patire insieme, quel sentire con te, di cui Cristo è Maestro. I sentimenti di Cristo È proprio la compassione a caratterizzare il brano di oggi. Quella che Gesù prova nei confronti dei suoi discepoli, che tornano entusiasti dalla missione. È andata bene, molto. Gesù è pieno di gioia nell'ascoltare i racconti pieni di entusiasmo dei suoi discepoli. Lui sa bene quanto renda felici parlare di Dio, aiutare le persone a guardare avanti, oltre. Sa che una gioia è tale solo quanto viene pienamente condivisa. Gioisce della nostra gioia, il Signore. Gioisce nel vedere i suoi figli crescere. Non fa come noi che, a volte, velatamente proviamo un'insana invidia verso chi è più felice di noi. Ed è attento allo stato d'animo dei suoi. Sono felici, certo, ma anche stanchi, molto stanchi. Perché annunciare il Vangelo è stancante, soprattutto quando ci si consuma, quando si dilatano i tempi, non si centellinano le forze. Allora propone loro una vacanza. Ci sono ancora tante cose da fare, malati da accudire, demoni da cacciare, parole da annunciare. Tutto è urgente, tutto è emergenza, tutto è necessario. Lo vedo nei volti stanchi di amici preti consumati dalla pastorale, divorati dalle esigenze dei parrocchiani, travolti dalle cose da fare. Quelli che si lasciano raggiungere e mangiare, certo, non quelli nascosti dentro le sacrestie o dietro le proprie corazze. È importante l'annuncio. Ma ancora più importante è avere qualcosa da annunciare. Qualcuno da annunciare. Che possiamo annunciare solo se lo abbiamo conosciuto e ancora lo conosciamo. Lo sa bene Gesù. Un prete stanco, stanca i parrocchiani. Una mamma stanca, stanca i figli. Lo sa, il Dio amante degli uomini. Conosce chi siamo, conosce i nostri limiti e le nostra fragilità che assume e trasfigura. Lo vede, il tuo Dio, quanto sei stanco dopo questa difficile prova. E ci invita ad andare in vacanza con lui. Magnifico! Pecore perdute Tutto va per il meglio ma, appena giunti nel luogo del riposo, li attende una folla di persone. Io mi sarei irritato! Ma come, dopo tutta la fatica che ho fatto per riposarmi, mi ritrovo il capoufficio come vicino di ombrellone? Gesù non si arrabbia. Perché ama. Perché ha fatto della sua vita un dono. Perché è centrato, equilibrato, orientato verso la luce. E mette gli altri al centro delle sue scelte. Ha compassione di noi, di me. Sa che siamo persi se qualcuno non ci aiuta e non ci indica la strada. Sa quanto siamo fragili e come dietro le sbruffonate nascondiamo dolore e paura. E allora parla. Sì, parla. Evangelizza. Davanti al dolore e allo smarrimento del mondo, Dio parla. Ci parla. Mi parla. La cosa più importante che Dio ci dona è la sua Parola. La comprensione degli eventi alla luce del disegno di Dio. La scoperta, straordinaria e colma di emozione, di saperci amati. Sul serio. Per sempre. Riposa, la Parola. Rinfranca, lo scoprirci amati e desiderati. Restituisce energie inattese e sconosciute lo scoprirsi al centro di un grande progetto di amore dato e ricevuto. Dio ha compassione di me. E mi parla. Ha compassione perché vede quanto ci siamo persi. E quanto cerchiamo pastori da seguire, non certo i pastori inutili di cui parla Geremia, capaci solo di pascolare loro stessi. Sa che la vita, per molti risulta indecifrabile. E agisce. Vacanze? Quanto è difficile, ormai, andare in vacanza! E che tristezza vedere persone anziane barricate in casa per sconfiggere il caldo senza possibilità di uscire per fare una passeggiata! E, in contraddizione, leggere su qualche rivista patinata di persone che spendono decine di migliaia di euro per stare in luoghi esotici ed esclusivi! Gesù ha un'idea tutta sua di vacanza: stare in disparte, riposare, coltivare il silenzio e il rapporto con la natura. Ecco una prima, preziosa indicazione: la vacanza è il tempo per riscoprire la propria anima, la propria interiorità. Va benissimo riposare il corpo, fare un po' di movimento, cambiare i ritmi di lavoro, dormire qualche ora in più, stare in famiglia. Ma, nel contempo, dedichiamo qualche tempo alla lettura spirituale, alla passeggiata nella natura, al silenzio contemplativo. Da montanaro quale sono, sapeste che tristezza provo nel vedere turisti che anche in mezzo alla Cattedrale che è il Creato si stordiscono di musica e di connessione internet! Abbiamo il coraggio del silenzio, riprendiamo in mano la nostra interiorità. Un buon libro, una buona lettura, ci possono accompagnare e sostenere. Eccoci in vacanza, ovunque siamo. Spalanchiamo il nostro cuore alla compassione. Impariamo da Lui, che è mite ed umile di cuore. Abbronziamoci l'anima. Lasciamoci amare.
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