Omelia (21-07-2024)
don Giacomo Falco Brini
Può insegnare chi ha compassione

Siamo soltanto all'inizio del capitolo 6 del Vangelo di Marco e Domenica scorsa abbiamo visto che Gesù coinvolge subito i Dodici nella sua missione. Da loro il suo stesso potere più alcune importanti istruzioni. Gesù non è il Dio che fa la sua parte senza che noi facciamo la nostra. La prima missione dei Dodici è già una piccola icona della missione della chiesa futura: importantissimo allora meditare le sue istruzioni. Essi partirono a due a due: il che significa che la fraternità è cruciale nella forma della missione, non c'è spazio per l'individualismo nella chiesa. Inoltre i Dodici (la Chiesa) non sono chiamati ad avere necessariamente successo, perché il successo della missione della chiesa è come quello del suo Signore: è subito adombrato dalla Croce. C'è chi accoglierà il messaggio salvifico del vangelo e c'è chi non l'accoglierà. La chiesa dovrà guardarsi dall'impostare una missione proselitista. Questa infatti farebbe leva sulla ricerca dei mezzi piuttosto che sul bastone della fede, cercherebbe un successo apostolico ad ogni costo piuttosto che il successo paradossale della missione dato dal timbro divino della Croce.
È bello sentire dal vangelo di oggi che i Dodici tornarono da quella missione per raccontare a Gesù di tutto quello che avevano insegnato e fatto. Ha il sapore di una familiarità che cresceva nella relazione con il Signore. Cosa vuol dire per noi? Che possiamo raccontare tutto a Lui, che nella vita Gesù si ferma volentieri ad ascoltarci mentre camminiamo nella fede. Non solo. Egli conosce bene anche la nostra fatica, perciò da buon padre/madre ci invita anche a saper riposare, a trovare un deserto dove poter restare soli nell'intimità con Lui. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare - ci dice Marco evangelista. Segno che gli apostoli si immersero con tutto il loro essere nella missione, segno che sentirono tutta la fiducia del loro Maestro in quella prima esperienza, fino al punto da dimenticarsi di un bisogno primario come quello di alimentare il corpo. Allora, per rispondere all'invito di Gesù, presero una barca per dirigersi in un posto dove poter stare in disparte, soli con il Signore. E cosa successe? Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Dunque un tentativo naufragato a causa della fame della parola di Dio da parte di tanta gente. E qui, al termine di questo mini viaggio alla ricerca del necessario riposo, Marco ci consegna una delle più belle immagini di Gesù: sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Infatti, Gesù è il vero pastore dell'umanità perché ci vede e ha compassione di noi pecore che, senza Lui, non abbiamo una guida sicura per le nostre vite, non riusciamo nemmeno a tenerla in piedi. Senza la relazione con Gesù non possiamo dire come il salmista il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Anche oggi Gesù prova questa compassione infinita e ci vuole insegnare molte cose. C'è allora solo da chiedersi se ci lasciamo avvicinare da Lui, se crediamo che continua a compatire realmente tutte le nostre infermità e le nostre fatiche. In un mondo smarrito di uomini che cercano spasmodicamente nuove leadership, tanti "influencer" che non convincono, l'annuncio del vangelo diventa fondamentale anche solo per riscoprire la nostra genuina umanità. Noto in giro una fame d'incontro di punti di riferimento autentici e solidi che non avevo mai avvertito prima. È un'occasione propizia per portare Gesù agli altri, soprattutto a chi soffre e a chi è tentato di pensare che Dio non abbia compassione di noi. È sicuramente il peso che più grava nel nostro ministero di pastori mandati da Dio: essere uomini compassionevoli delle infermità e miserie dell'uomo di oggi, senza cercare giustificazioni. Solo un uomo con un cuore compassionevole ha ancora qualcosa da dire all'umanità. Solo un uomo così può insegnare molte cose. Per questo motivo, chiudo subito questo commento limitandomi a chiedere a voi che leggete, per me e per tanti miei fratelli nel sacerdozio, la vostra accorata preghiera, affinché davvero diventiamo pastori del popolo secondo il cuore di Dio, ricco di compassione.