Omelia (18-07-2024) |
Missionari della Via |
Il mistero di Dio che chiama a sè i piccoli e coloro che sono stanchi e oppressi è grande. Egli si rivolge sempre a coloro che pensano di non bastare a sé stessi, che sono vittime di una profonda nostalgia di Dio. Sono quelli che sentono il bisogno di Lui e che si fanno trasportare, che non hanno paura di sbagliare, di non essere riusciti bene, di non valere, perché sanno di essere stati creati da Dio, l'unico ristoro della loro vita. Dio è infatti Colui che si fa carico delle fragilità dell'umano, si fa carne per dirci di non avere paura della nostra carne. Talvolta ci sentiamo poco belli, o belli e incapaci, tante volte nascondiamo con l'orgoglio e la sicurezza quella paura di non essere all'altezza, comunque e dovunque siamo, sappiamo nel profondo di essere tutti fragili e fallimentari. In quel momento di consapevolezza profonda, Dio è lì a dirci "venite a me!", "non abbiate paura!". Proprio quando ti senti il più fallito degli uomini, la più fragile delle donne, l'essere meno riuscito, quello è il momento di farti accogliere da Dio. Pensaci bene, fermati davanti a Lui, cerca una chiesa, varca la soglia e fermati, dillo pure: "mi fermo qui, davanti a Te! Mi avevi cercato? Eccomi". Siamo davanti a quel Dio che conosce le nostre pochezze, i dolori profondi e che si fida sempre di noi, sempre, sempre, sempre! «Per la mia miseria, lamentavo con un amico l'impressione che Gesù non voglia trattenersi... e che mi lasci solo. All'istante, ho reagito con dolore, pieno di fiducia: non è così, Amore mio: sono io, invece, a essermi allontanato da Te: non lo farò mai più!» (san Jose Maria Escrivà). |