Omelia (25-07-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Non mi soffermo sull'amore che poco ha a che vedere col potere, visto che Gesù è Dio ed obbedisce in tutto al Padre. Al punto che dà la vita per i discepoli ma non può decidere chi starà alla sua destra. Osservo che in questo brano è la madre degli zebedei che fa la richiesta a Gesù, quasi a cantare diritti, meriti, in un do ut des di corto respiro. Da un lato va rilevato che purtroppo nella mentalità del tempo si scaricavano colpe sulle donne per aggravare la fama dei veri responsabili, uomini. E questo fa riflettere sul necessario cammino di uscita da culture e mentalità terrene che solo in Gesù si può percorrere. Ma il brano fa comunque riflettere sull'influenza delle persone vicine, care. Nel cammino della fede la grazia conduce gradualmente ad accogliere il bene di tali persone ma anche a riconoscerne i limiti, senza farsene condizionare, al tempo stesso guardando con amore alla storia di ciascuno. Lo Spirito giustifica l'altro, non giudica il suo cuore, cosa che può fare solo Dio. San Paolo proprio in tal senso dice di considerare gli altri superiori a sé stessi: un barbone o un ladro possono essere più vicini a Dio di san Francesco. Su queste vie siamo liberati da tanti condizionamenti fasulli, come quello di ritenere che "tutti la pensano così". Non è vero, ci sono persone che cercano di lasciarsi portare da Gesù sulla via dell'amore, che guarda ogni cosa proprio in un altro modo, come questo brano conferma. |