Omelia (21-07-2024) |
padre Antonio Rungi |
Riposatevi un poco Il Vangelo di questa domenica, evidenzia la sensibilità umana di Gesù nei confronti dei suoi apostoli. Dopo che essi avevano espletato il mandato missionario loro affidato dal maestro, ritornano a casa e riferiscono il successo avuto nell'impegno apostolico. Il Signore nota che i discepoli sono stanchi e non hanno neanche più il tempo per mangiare tanto era elevata la richiesta di aiuto da parte della gente che seguiva il maestro. Con grande umanità dice "venite in disparte, in un luogo solitario e deserto e riposatevi un poco". Questo invito ha un duplice scopo: quello effettivamente di far riposare fisicamente gli apostoli e quello di ritrovare un tempo per riflettere nel silenzio e nel raccoglimento per riprendere con maggiore vigore ed energia il lavoro missionario. A questo punto non c'era altro da fare che partire per le vacanze e per le ferie, a modo di dire di noi moderni. E infatti salgono sulla barca e con Gesù si dirigono dall'altra parte del lago in una zona solitaria. La gente che era presente alla decisione del trasferimento capisce e si trasferisce anch'essa nel luogo dove deve approdare Gesù con gli apostoli. Come abbiamo fatto, sta di fatto che arrivano prima rispetto al gruppo degli apostoli con Gesù. Il numero era evidentemente grande come ricorda l'evangelista Marco a punto tale che Gesù scendendo dalla barca si commosse vedendo tanta gente e tanta costanza nel ricercare il suo Regno. Una fedeltà ed una coerenza che indica a ognuno di noi come deve essere vissuta l'esperienza di una fede che richiede di camminare e di andare oltre, senza mai fermarsi. Gesù vista la situazione si ferma con la gente e continua a svolgere il suo ministero di insegnare, guarire e incoraggiare. Quello che egli constata e nota è il fatto che erano come pecore senza pastore. Forte richiamo a chi al suo tempo ed in ogni tempo deve prendersi cura del proprio gregge e non abbandonarlo a se stesso. La figura del buon pastore incarnata da Gesù anche in questa circostanza insegna a tutti coloro che hanno la responsabilità di guida che non si abbandona mai il gregge ma lo si salvaguarda e protegge. Il pastore è il garante del cammino sicuro che deve essere fatto e il gregge deve essere costante, coerente e fidarsi del pastore che lo guida. Viviamo in un tempo in cui i pastori vengono spesso messo sotto accusa, senza avere responsabilità dirette, mentre si tende a giustificare il comportamento di certi greggi che si sono costruiti una fede ed un'autonomia per cui non hanno bisogno del pastore scelto dal Signore, ma del pastore scelto da loro e che accetti tutte le loro idee e proposte anche contro la comunione con l'unico gregge di Dio. Chiediamo al Signore che ci mandi santi pastori, ma che apra gli spazi dell'ovile e il recinto a quanti vogliono liberamente far parte del gregge senza creare divisioni all'interno di esso. Non sarebbe più un gregge, ma un gruppo alla deriva. Non accada mai questo nelle nostre comunità e nelle nostre realtà sociali. |