Omelia (28-07-2024)
don Michele Cerutti


Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. È il nuovo Mosè.
Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gesù domanda a Filippo dove si può comperare il pane per tanta gente. Lo fa per mettere in evidenza che per risolvere il problema della fame e della povertà nel mondo, non basta la logica dell'elemosina, che lascia tutti nella stessa situazione. Ci vuole qualcos'altro.
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Qui abbiamo una svolta. Questo ragazzo rappresenta un discepolo, che si fida di Gesù, e rimette tutto nelle sue mani. Possiamo esserlo anche noi questo ragazzo.
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. Gli stessi gesti che compirà nell'ultima cena, istituendo l'eucarestia.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Gesù aspetta una soluzione vera, e arriva da un ragazzo, simbolo di chi si fida di Dio. Un ragazzo che ha ascoltato la domanda che Gesù ha fatto a Filippo, e invece di spaventarsi e magari di tenersi stretta la bisaccia andando a mangiare la sua merenda di nascosto, secondo la logica del "si salvi chi può", tira fuori quello che ha. Quella piccola bisaccia, diventa la bandiera più grande che il mondo abbia conosciuto e che da allora ha salvato e aiutato milioni di persone. Quella merenda è la risposta che Gesù aspettava e accoglie sorridendo. Questo ragazzo, ha innalzato la bandiera della solidarietà.
Lo vediamo anche oggi. Ovunque c'è qualcuno che crede nel Signore, nasce la solidarietà, e le cose cambiano.
Questo ha fatto Gesù quel giorno, grazie a quel ragazzo e questo possiamo fare noi anche oggi. Tanto è vero che, come abbiamo letto nella prima lettura, anche Eliseo lo fece molti anni prima di Gesù. Gli viene portato un regalo importante, ma che diventa piccolo davanti al bisogno di una folla; eppure Eliseo, condividendo il dono, sfama tutti i presenti. Non so se ha fatto veramente un miracolo, ma a me piace pensare che con il suo gesto ha semplicemente lanciato una proposta di condivisione dei beni. Vedendo Eliseo, molti altri decidono di condividere quello che hanno: questo è il miracolo della solidarietà. Questo funziona solo dove, grazie alla fiducia in Dio, si lancia l'economia dell'amore.
In sintesi diciamo che la proposta della condivisione del pane e il comandamento dell'amore, sono la stessa cosa, ed è questo che rende la religione Cristiana concreta, perché la preghiera e la messa ci vogliono e ci aiutano, ma è dalla solidarietà che nasce la fraternità. Essere cristiani significa camminare sulle orme di Gesù come questo ragazzo che sogna un mondo migliore. Signore aiutaci a sognarlo e a crederci anche noi, senza ma e senza pero.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Buona domenica.