Omelia (27-07-2024)
Missionari della Via


Che brutta cosa lavorare tanto, sudare sotto il sole, fare fatica, e poi un nemico semina la zizzania. Quest'ultima è un'erba infestante che ha una caratteristica ingannevole: somiglia al grano, perciò diventa un problema per il raccolto. Ci verrebbe da accogliere il consiglio dei servi, toglierla subito! Ma facendo così, come ci dice il saggio padrone della parabola, ci sarebbe il rischio di strappare le spighe buone. Noi sappiamo bene che chiamiamo zizzania quella pratica, molto comune, di spargere calunnie e parole cattive, ma anche raccontare incomprensioni varie e banali con grande superficialità. Tutte queste pratiche, molto comuni, creano divisioni e sono capaci di distruggere il bene! Nelle famiglie, come nelle comunità religiose, ma anche a lavoro o in chiesa, dobbiamo stare in guardia davanti alla zizzania. Serve però pure tollerarla, almeno fino alla maturazione del buon grano, fino al momento della verità, quando Dio interverrà a giudicarci per ciò che siamo realmente! La zizzania è peggio di un veleno, non fa seccare tutto, ma si nutre del terreno buono, togliendo nutrimento al grano. Così accade di noi se nelle comunità, in chiesa, in famiglia o a lavoro, ci mettiamo in posti buoni, ma stazioniamo lì a crescere come zizzania. Così ci lamentiamo delle parole dette dalla sorella, dalla catechista, dal prete, dal familiare, e andiamo a lagnarci con persone che non c'entrano nulla ma che riteniamo fondamentali fruitori dei nostri lamenti e pettegolezzi e ci sentiamo in dovere di informare di ciò che è accaduto un folto numero di persone che devono poi dare dei giudizi morali su ciò che è successo. Quando chiacchieriamo sul momento ci siamo liberati da un peso, ma in realtà abbiamo solo seminato discordia! Cosa si guadagna facendo così? Si spreca energia per fare il bene e si toglie energia agli altri che si devono preoccupare di difendersi da parole pungenti! Noi tutti doniamo quello che coltiviamo: se coltivi pensieri cattivi sugli altri, cosa potrai dire quando parlerai? Cerchiamo di costruire pace, in noi e con gli altri e non possiamo farlo se ci nascondiamo, se stiamo nel campo del Signore ma non vogliamo somigliare al buon grano. Se il Signore parla della correzione fraterna, tu perché invece pensi di dover comunicare a tutti i fatti degli altri? Molti santi avevano il dono evangelico di distinguere il grano dalla zizzania; San Pio, ad esempio, è conosciuto anche per questo, riconosceva i portatori della semente del diavolo, e a forza di correggere i loro peccati, li richiamava a conversione.

Facciamoci perciò correggere dalla Parola di Dio, perché è capace di far convertire anche la zizzania. Noi, però, usiamo anche prudenza perché spesso non abbiamo il giusto discernimento: sarà Dio poi a mietere! Noi dobbiamo imparare a chiamare a conversione con tutti i mezzi possibili, a fare la nostra parte, a correggere, chiudere le orecchie al male, portare alla luce la zizzania, ma il resto lo lasciamo fare al Signore. Ognuno davanti a Lui sarà rivelato per quello che è!

«Tante volte, abbiamo sentito che una famiglia che era in pace, poi sono cominciate le guerre, le invidie... un quartiere che era in pace, poi sono cominciate cose brutte... E noi siamo abituati a dire: "Qualcuno è venuto lì a seminare zizzania", o "questa persona della famiglia, con le chiacchiere, semina zizzania". È sempre seminare il male che distrugge. E questo lo fa sempre il diavolo o la nostra tentazione: quando cadiamo nella tentazione di chiacchierare per distruggere gli altri. L'intenzione dei servi è quella di eliminare subito il male, cioè le persone malvagie, ma il padrone è più saggio, vede più lontano: essi devono sapere attendere, perché la sopportazione delle persecuzioni e delle ostilità fa parte della vocazione cristiana. Il male, certo, va rigettato, ma i malvagi sono persone con cui bisogna usare pazienza. Non si tratta di quella tolleranza ipocrita che nasconde ambiguità, ma della giustizia mitigata dalla misericordia. Se Gesù è venuto a cercare i peccatori più che i giusti, a curare i malati prima ancora che i sani (cfr Mt 9,12-13), anche l'azione di noi suoi discepoli dev'essere rivolta non a sopprimere i malvagi, ma a salvarli. E lì, la pazienza. Il Vangelo di oggi presenta due modi di agire e di abitare la storia: da una parte, lo sguardo del padrone, che vede lontano; dall'altra, lo sguardo dei servi, che vedono il problema. Ai servi sta a cuore un campo senza erbacce, al padrone sta a cuore il buon grano. Il Signore ci invita ad assumere il suo stesso sguardo» (papa Francesco).