Omelia (30-07-2024) |
Missionari della Via |
Dividere il grano dalla zizzania è il campo di Dio! La zizzania non è infatti solo la chiacchiera devastatrice di unità, ma rappresenta proprio l'essere seme del diavolo, la malvagità di chi appartiene al male e fa le sue opere. Il giudizio rispetto alla malvagità spetta a Dio! Eppure, conosciamo cosa vuol dire dividerci, ricordiamo tante cattiverie, alcune scandalose, di cui sono state vittime tante persone. Oggi, perciò, se riconosciamo che sarà Dio a portare giustizia, a dividere quello che non era chiamato a stare insieme, il frutto del bene e quello del male, possiamo iniziare una riconciliazione con tutte le realtà che sentiamo avverse. Una divisione molto comune è quella che abbiamo rispetto alle nostre famiglie di origine, soprattutto se abbiamo avuto genitori non "adeguati". Ricordiamoci che Dio stesso ci ha dato un comandamento per questo: "onora il padre e la madre". Non è facile riconciliarsi con alcune ferite familiari, ma è scandaloso altresì rifiutare il luogo in cui siamo nati, un grembo materno, un seme paterno. Non tutti i genitori sono uguali e certamente, come si dice abitualmente, "i genitori sono coloro che si prendono cura dei figli". Eppure, il legame con quel ventre e con quel padre inadatto, rimane sempre, diventa persino un tormento. Per quanto possiamo essere frutto di un seme malato e di un ventre fracido, il nostro viaggio nel mondo ha incontrato altre vite. Oggi è il momento di essere grano, nonostante tutto! Anche se alcune riconciliazioni non sono possibili, non smettere di onorare il luogo della tua nascita, la persona che, con i suoi limiti, la sua inadeguatezza, ti ha ospitato. Coltiva la gentilezza e l'amabilità che il male vuole toglierti. Se vale per gravi ferite, deve valere ancor di più se ci dividono interessi o cose che davanti a Dio sono banalità! Questa libertà che ci porta ad onorare anche i genitori che sbagliano e chiunque ci fa del male, può essere attuata nella maturità, quando capisci che l'amore vince sempre, che c'è una giustizia più alta, più profonda che viene da Dio, e che ci rende in grado di amare, di guardare le cose con occhi diversi. Il male ricevuto, non ci autorizza e non ci trasforma in se stesso! Non è il male ricevuto che decide il mio comportamento, posso scegliere di amare comunque. Anche se la malvagità ci ha fatto male, ci ha intaccato, ci ha macchiato la vita, ferito profondamente, noi possiamo conservare sempre la bellezza del nostro creatore, Colui che ci ha disegnato. Ora è il tempo di fare la differenza! «Può essere facile, spesso, capire se qualcuno è cresciuto in un ambiente sano ed equilibrato. Ma altrettanto percepire se una persona viene da esperienze di abbandono o di violenza. La nostra infanzia è un po' come un inchiostro indelebile, si esprime nei gusti, nei modi di essere, anche se alcuni tentano di nascondere le ferite delle proprie origini. Ma la Quarta Parola (il quarto comandamento) dice ancora di più. Non parla della bontà dei genitori, non richiede che i padri e le madri siano perfetti. Parla di un atto dei figli, a prescindere dai meriti dei genitori, e dice una cosa straordinaria e liberante: anche se non tutti i genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene, tutti i figli possono essere felici, perché il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo [...] Allora possiamo iniziare a onorare i nostri genitori con libertà di figli adulti e con misericordiosa accoglienza dei loro limiti» (papa Francesco). |