Omelia (07-02-2006)
Monaci Benedettini Silvestrini
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini

L'accusa di Gesù è grave ed inequivocabile. La sua portata si amplifica se pensiamo a chi è rivolta. Sono gli scribi, venuti da Gerusalemme, il cui compito è anche verificare l'operato e le parole di questo Gesù di Nazareth di si cui parla tanto. Essi rappresentano la religione ufficiale, quasi un tribunale senza appello per Gesù; un tribunale che pretende di operare in nome di quel Dio che ha sempre rappresentato il fondamento della loro religione. E lo colgono subito in difetto, almeno secondo il loro punto di vista, con un giudizio che sembra essere spietato. Gesù però non solo ribalta l'accusa a chi lo vuol condannare ma va ancora in profondità. Senza mezzi termini accusa chi si sente il depositario di un insegnamento divino, di non rispettare i comandi del Signore; anzi le loro prescrizioni, promulgate nel nome del Signore, in realtà spesso ne sono contrarie. Non è soltanto un appello a liberarsi dalle ipocrisie ma riguarda il loro rapporto con la religione stessa. Gesù, da vero ebreo, rispetta tutte le leggi mosaiche; la sua Legge di amore non ribalta la legge del Sinai; la perfeziona e la completa. Gesù rispetta, quindi la vera e pura tradizione; guarda all'uomo e ne assume appieno la sua culturalità, il suo vivere sociale. La lezione di Gesù non è quindi contro le tradizioni degli uomini; non chiede una religione al di fuori di qualsiasi regola o legge. L'opposizione forte è quando l'uomo vuole sovrapporsi a Dio stesso; quando la tradizione cancella il comandamento di Dio.