Omelia (02-08-2024)
Missionari della Via


I parenti e i compaesani di Gesù pensano di conoscerlo e sono scandalizzati da lui. Gesù, a causa della loro incredulità, non fece molti miracoli. Pensano di conoscerlo, ma in realtà non è così. Mi vengono in mente tante persone che si sono allontanate dalla fede, che anche a causa di una formazione non adeguata pensano di sapere chi è Gesù, ma non è così... perciò cercano altrove soluzioni e pace, senza trovarne. Tante volte applichiamo questo modo di pensare anche alle persone che ci stanno accanto: quante volte diciamo: "ah sì, lo conosco", ma in realtà, sappiamo giusto il nome! Oppure quante volte pensiamo di sapere tutto di chi ci sta accanto, che sia il marito o la moglie, il figlio o il collega, ignorando che nessuno può conoscere fino in fondo il cuore di una persona, se non Dio. Basti pensare a quando un giovane risponde a una chiamata di totale consacrazione o una persona dapprima smarrita inizia un cammino di conversione. Spesso e volentieri i primi ostacoli arrivano da amici e parenti, da coloro che "pensano di conoscerlo già" che, tra le altre cose, esclamano: "ma io ti conosco, non è possibile... qualcuno ti ha plagiato... hai avuto una delusione... ma ti danno soldi?". Tutto ciò può toccare il nostro quotidiano: quante volte, pensando di conoscere gli altri, li riduciamo alla somma dei loro limiti, tarpando loro le ali, arrivando ad esclamare, persino davanti ai loro successi: "ti è andata solo bene... ma tu che devi fare..." Il Vangelo di oggi ci chiama ad aprirci al mistero che è "l'altro". Anzitutto l' Altro, con la A maiuscola, ovvero Dio, a metterci davanti a lui nella posizione dei discepoli che desiderano conoscerlo, seguirlo. Dio non è un teorema che ti metti in tasca, è un mistero d'amore infinito che Gesù ci rivela e nel quale siamo chiamati ad immergerci. Dio non è qualcosa da sapere ma qualcuno da conoscere, ed è la frequentazione (preghiera, sacramenti) e l'amore che ci aiuta a familiarizzare con lui un po' per volta. Al contempo, questo brano del Vangelo ci invita a metterci di fronte agli altri con umiltà, sapendo che in ognuno c'è un mistero che ci supera. Non riduciamo le persone alla somma dei loro errori e non illudiamoci superficialmente di "conoscere già", appioppando facili giudizi. Solo Dio conosce fino in fondo il nostro cuore e in ognuno c'è un potenziale santo!

«Se di qualcuno sai vita, morte e miracoli, certamente non c'è molto da aspettarsi in più. Eppure la logica dell'incarnazione è esattamente il contrario di questo buon senso. Infatti Dio è Colui che compie novità lì dove tu pensi non ci sia nessuna novità. Egli ama nascondersi nelle cose normali, nelle cose di ogni giorno, in quelle che pensi di conoscere a memoria e per questo non guardi più. La logica dell'incarnazione è l'elogio della normalità come il luogo principale dove Dio si manifesta e dove bisogna farsi santi. Il cristianesimo non è quasi mai la storia dei super eroi ma la storia di gente normale che vive straordinariamente il suo pezzetto di vita» (don Luigi M. Epicoco).