Omelia (04-08-2024) |
Missionari della Via |
Questa domenica prosegue la lettura del sesto capitolo del Vangelo secondo Giovanni, che alcuni studiosi definiscono "il discorso eucaristico". Gesù, infatti, ci prende per mano e dalla moltiplicazione dei pani giunge a parlare di sé come pane della vita, capace di saziare l'anelito di infinito che portiamo nel cuore. Soffermiamoci in particolare su due passaggi. Primo: perché cerco Gesù? Nel Vangelo la folla insegue Gesù e quasi lo rimprovera per essere andato altrove dopo aver moltiplicato i pani. Gesù ne svela il motivo: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». Ecco il rischio: cercare il Signore soltanto per avere benefici materiali o per risolvere i nostri guai, oppure seguirlo soltanto finché ci dà quel che chiediamo. È vero, spesso lo cerchiamo nell'ora del bisogno; molti se ne fanno una colpa ma Gesù di certo non se ne stupisce, anzi, è una benedizione cercarlo nell'ora dell'afflizione! Significa che, finalmente, iniziamo a capire che da soli non ce la facciamo, che abbiamo bisogno del suo aiuto. Il problema è se poi non facciamo il salto di qualità, aprendoci ad una relazione vera con Lui, decidendoci a seguirlo. Come ci ha ricordato papa Francesco: «tra le tante tentazioni ce n'è una che potremmo chiamare tentazione idolatrica. È quella che ci spinge a cercare Dio a nostro uso e consumo, per risolvere i problemi, per avere grazie a Lui quello che da soli non riusciamo ad ottenere, per interesse. Ma in questo modo la fede rimane superficiale e anche - mi permetto la parola - miracolistica: cerchiamo Dio per sfamarci e poi ci dimentichiamo di Lui quando siamo sazi. Al centro di questa fede immatura non c'è Dio, ci sono i nostri bisogni... è giusto presentare al cuore di Dio le nostre necessità, ma il Signore, che agisce ben oltre le nostre attese, desidera vivere con noi anzitutto una relazione d'amore. E l'amore vero è disinteressato, gratuito: non si ama per ricevere un favore in cambio! Questo è interesse». Perciò Gesù ci esorta: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà». C'è un cibo che rimane per la vita eterna che Gesù dona: è la Sua Parola che ci insegna ad amare, è la sua Presenza che ci dona la grazia di amare, è la grazia dello Spirito Santo che illumina il nostro cammino e ci aiuta a scegliere ciò che vale, perché in fondo soltanto l'amore rimane, ed è soltanto l'amore che potremo portare con noi nell'aldilà. Chiediamoci dunque: io per cosa cerco il Signore? Gli chiedo un cuore nuovo? Di rendermi capace di amare, di sopportare, di sostenere, di capire? Secondo: la prima opera da fare è credere. La folla chiede cosa debba compiere per fare le opere di Dio. Vi è qui la nostra tendenza: fare. Ridurre la fede al fare. Pensare che la fede consista in opere sociali, in iniziative pastorali... No, le opere servono, certo, ma non si parte dal nostro fare, ma dal lasciare fare a Dio! A generazioni intere abbiamo trasmesso una fede fatta di precetti, di cose da fare e soprattutto da non fare, di divieti, di sforzi per meritare le grazie... fallendo miseramente. Non si parte da noi ma da Dio, dal far esperienza del suo amore, della sua potenza. Infatti Gesù dice: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Si parte da qui, dall'accogliere Gesù. Il cammino di fede è vivere una storia d'amore con Lui. Prima delle cose da fare c'è Lui da accogliere e amare. E allora sì che ogni cosa che faremo, profumerà di vita, perché sarà fatta insieme a Lui, per amore suo, fortificati dal suo Santo Spirito. Anche nelle relazioni umane, se riduciamo tutto al fare rischiamo di fallire; ad esempio, fare senza amare. Posso fare delle cose per gli altri ma senza amare gli altri; posso fare del bene senza voler bene; posso tenermi vicino le persone per il mio profitto o tornaconto; posso persino servire (una tantum) i poveri ma, in fondo, servirmi dei poveri per mettermi in mostra o per sentirmi un benefattore... Tutto ciò è brutto e non genera vita. L'invito che Gesù ci fa è partire da Lui perché, nutriti dalla sua parola e alimentati dal suo amore, possiamo amare a nostra volta, con gratuità, senza calcoli, con magnanimità! PREGHIERA Vergine Maria, aiutarci ad aprirci all'incontro con il tuo figlio e nostro Signore Gesù, per vivere la nostra fede come una meravigliosa storia d'amore con lui! |