Omelia (11-08-2024) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Giudei di ieri e di oggi In questa domenica continua la lettura del capitolo 6 del vangelo di Giovanni, sotto forma di un vivacissimo dibattito tra Gesù ed i Giudei: per loro è inconcepibile l'affermazione di Gesù: "Io sono il pane disceso dal cielo". La prima tentazione è di archiviare tutto come qualcosa che riguarda altri, i Giudei di 2000 anni fa. Ma forse esistono Giudei di ieri e di oggi, forse rappresentano chi è già sazio, chi non cerca più niente. Potremmo essere anche noi cristiani se ci fermiamo, se assaggiamo solo qualche frammento di vangelo, ma non vogliamo andare oltre, non vogliamo assaggiare tutta la pienezza di questo pane perché ci fa un po' paura. Gli studiosi dicono che il verbo utilizzato per mormorare in greco ha un significato più forte: non solo brontolare ma vuol dire proprio indignarsi, rifiutare risolutamente. E' una contestazione vera e propria. I Giudei pensano di avere già questo pane del cielo: è la Torah, la legge data da Dio: non rubare, non commettere adulterio, non provare rancore, non avere altro Dio... hanno già tutto e non hanno bisogno di altro. Forse c'é qualche parallelo anche con noi: ci comportiamo bene, siamo della brave persone, cosa dobbiamo fare di più? Ma Gesù spiazza i Giudei di ieri e di oggi: si presenta come l'incarnazione della sapienza di Dio, solo seguendo lui raggiungiamo la comprensione di ciò che è veramente umano, il progetto di Dio pensato da sempre sull'uomo. Inaccettabile per loro (per noi?). Gli dicono: tu sei il figlio di un falegname, è impossibile che la sapienza si incarni in un carpentiere. Perdonare tutti, settanta volte sette, amare i nemici, dare la vita, anche per chi ti vuole male, vivere come fratelli di un unico Padre: ecco la sapienza incarnata, ecco la proposta di Gesù, del pane disceso dal cielo. I Giudei non accettano il confronto con Gesù, sono capaci solo di mormoraretra di loro. Forse può succedere anche oggi: nel confronto con il vangelo veniamo sconvolti, è distante dal nostro modo ragionare. Allora cerchiamo di difendere le nostre posizioni, quello che abbiamo sempre fatto, quello che abbiamo sempre creduto. Si può arrivare ad arrivare a rifiutare la proposta del vangelo, a rifiutare questo pane nuovo, meglio il pane vecchio, quello conosciuto. Borbottiamo tra di noi ed andiamo a cercare chi la pensa come noi per avere un conferma che abbiamo ragione. Non accettiamo il confronto con il vangelo, con Cristo. Sembra proprio una battaglia persa quella di Gesù. Ma Lui ci rivela che è il Padre che attira verso di lui, non è una nostra conquista, è un dono che viene da Dio. "Tutti saranno ammaestrati da Dio": nel nostro DNA abbiamo un istintiva attrazione verso il Padre del cielo, vibriamo in sintonia con Gesù, essere come lui è essere veramente uomo. Essere uomini è vivere in solidarietà con gli altri, non vendicarsi, perdonare... E Gesù alza il tiro: "Io sono il pane della vita, io sono il pane vivente disceso dal cielo." Chi accoglie Cristo come pane del cielo ha la vita eterna, adesso, la vita dell'eterno che inizia già qui, nelle nostre giornate, che dura per sempre. Il pane materiale (la manna del deserto...) è per una vita che perisce; il pane Gesù è per la vita dell'eterno. Ma è necessario incarnare nella vita questa parola, assimilare questa Parola di Dio, farla diventare "cibo" per tutta la nostra vita. E' l'estrema provocazione di Gesù: non è con la Torah, non è con legge, non è con quello che si è sempre creduto che si arriva a comprendere la vera realtà dell'uomo. Adesso la sapienza di Dio è presente in questa natura fragile, di un falegname. Solo assimilando la sua vita, donata per tutti gli uomini di tutti i tempi, possiamo veramente diventare uomini, l'amore incondizionato per tutti i nostri fratelli. E noi accettiamo questa provocazione?
|