Omelia (02-06-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Giovanni 16, 29-33 In questo brano il linguaggio di Gesù è giudicato chiaro dai discepoli. Il fatto che Gesù conosca tutti i pensieri prima che siano espressi suscita la loro professione di fede nella sua onniscienza e nella sua origine divina. Essi credono di avere compreso il segreto della persona di Gesù e di possedere una fede adulta in Dio, ma il Maestro non si lascia lusingare da questa professione di fede, anzi prende motivo da essa per predire l'imminente defezione dei discepoli durante il suo arresto: essi non crederanno più e torneranno ai loro interessi, abbandonandolo. Gesù, però, nonostante l'abbandono dei discepoli, non rimane solo, perché è sempre unito al Padre: egli è una cosa sola con il Padre (Gv 10,30.38). Al termine del discorso Gesù ritorna sul tema della gioia e della sofferenza dei discepoli per invitarli alla fiducia: la vittoria finale sarà del Cristo e dei suoi amici. Gesù ha vinto il mondo, disarmandolo con l'amore: alle ricchezze ha preferito la povertà, agli onori l'umiltà, la croce e la trasparenza di vita. Egli ha scelto ciò che conta nella vita e non l'effimero. "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!". Con questo grido di vittoria termina il secondo e ultimo discorso di Gesù nell'ultima cena. |