Omelia (15-08-2024)
padre Ezio Lorenzo Bono
BELLI COME DIO

I.
Pochi giorni fa, Papa Francesco ha indirizzato una lettera ai futuri sacerdoti, agli agenti pastorali e a tutti i cristiani, sul ruolo e l'importanza della letteratura nella loro formazione. È attraverso le parole dei poeti che possiamo conoscere la cultura e l'animo umano e avvicinarci con rinnovata sensibilità ai grandi misteri della nostra fede.
Molti poeti hanno celebrato la figura di Maria. Tra questi, Dante con i famosi e sublimi versi del Paradiso "Vergine, figlia del tuo figlio". Torquato Tasso, che la definisce "Vergine alta, del ciel Regina e Madre". Giovanni Pascoli, che la descrive come "rifulgente tra le stelle", e Alessandro Manzoni, che con la sua "Ode a Maria Assunta, ne canta la gloria celeste. Questi autori, attraverso le loro opere, ci aiutano a comprendere e a vivere con maggiore intensità il mistero e la bellezza della nostra fede.
Tra questi, un posto speciale è occupato da Clemente Rebora, uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, che ha trovato in Maria non solo un'ispirazione lirica, ma una guida spirituale che lo ha condotto alla conversione e al sacerdozio.
Rebora, in una delle sue poesie dedicate alla Vergine, scrive:
"O Vergine, più pura della stella,
come, su nella gloria, ascolti e vedi
questo povero cuore che ti appella
sul fiume d'anni e d'ore in cui mi credi!"
Questi versi riflettono la profonda devozione di Rebora per Maria, vista come una luce che guida attraverso le tenebre della vita, una presenza materna e rassicurante che ascolta e protegge.

II.
Nel Vangelo di Luca, Maria, subito dopo l'Annunciazione, si reca dalla sua cugina Elisabetta. In quell'incontro, Elisabetta, piena di Spirito Santo, riconosce in Maria la Madre del suo Signore. È in quel momento che Maria pronuncia uno dei canti più belli e profondi della Scrittura: il Magnificat.
"L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata."
(Luca 1:46-48)
Il Magnificat è un canto di lode e di gratitudine che anticipa la gloria di Maria. È un inno alla misericordia di Dio, che esalta gli umili e rovescia i potenti dai loro troni. Questo canto non solo preannuncia la missione di Maria come Madre di Dio, ma anche il suo destino glorioso: la sua Assunzione in cielo. Maria, nella sua umiltà e totale fiducia in Dio, è stata elevata sopra tutte le creature, e oggi la veneriamo come Regina del cielo. Lei ci ha preceduto nell'incontro con il suo e nostro amato Gesù.

III.
In conclusione.
Clemente Rebora, fu un poeta affascinante e tormentato, la cui vita fu segnata da una lunga ricerca spirituale. Nato in una famiglia agnostica, visse una giovinezza irrequieta, attraversata da dubbi esistenziali e da un profondo senso di smarrimento. Ma fu proprio in questo contesto di crisi che Rebora trovò la sua via verso Dio, grazie alla figura della Vergine Maria. Dopo anni di tormenti interiori, Rebora si trovò a pregare intensamente davanti a un'immagine della Madonna. In quel momento, sentì una pace profonda invaderlo, una pace che non aveva mai conosciuto prima. Fu come se Maria, con la sua mano materna, lo avesse sollevato dal baratro del dubbio e dell'inquietudine, portandolo finalmente alla luce della fede. Questo incontro con Maria lo portò non solo alla conversione, ma anche alla decisione di abbracciare il sacerdozio, dedicando la sua vita a Dio.
Per Rebora, Maria non fu solo un'ispirazione poetica, ma una guida sicura che lo condusse verso la pienezza della vita cristiana all'incontro con Dio.
Per noi cristiani la letteratura e la poesia non sono solo esperienze estetiche fini a sé stesse, ma una delle vie privilegiate per arrivare a Dio, il Quale non solo è "verum" e "bonum", ma anche "pulchrum", e la via per arrivare a Lui non può essere che la via della bellezza. Maria, la tutta bella l'ha già percorsa, e ci aspetta per diventare un giorno anche noi belli come lei, belli come Dio.