Omelia (15-08-2024)
don Alberto Brignoli
Madre dagli occhi di Cielo

Ci sentiamo spesso dire che dobbiamo tenere i piedi ben saldi per terra, così come dobbiamo tenere fisso lo sguardo sulle cose della vita di ogni giorno, senza perderci in sogni inutili e spesso dannosi. Nella Bibbia stessa ci sono espressioni che invitano a rivolgere lo sguardo alla terra, soprattutto quando gli occhi rivolti al Signore non ottengono risposta: "Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto", fa dire il profeta Isaia al re Ezechia gravemente malato, e soprattutto fortemente disincantato, di fronte alle sue suppliche rivolte a Dio e rimaste inascoltate.
Ma se oggi rivolgiamo il nostro sguardo in basso, alle cose della terra, certamente i nostri occhi si stancano molto di più. Sicuramente vediamo anche tante cose belle e gratificanti, o magari cose che suscitano anche solo la nostra curiosità e il nostro desiderio di crescere nella conoscenza. Ma individuare, nelle cose della terra, qualcosa che ci aiuti a guardare al futuro con fiducia e serenità... personalmente mi risulta alquanto difficile. Piccolezze, ristrettezze, bassezze, pochezze, limitatezze, e tutta una serie di cose che alla fine fa comunque rima con "schifezze": questo è ciò che ci viene offerto, se gettiamo lo sguardo sulle cose della terra...
E tuttavia, oggi, la nostra fede e la nostra religione ci invitano, come nella notte di mezza estate di shakespeariana memoria, a lasciarci prendere per mano dai sogni, per avere anche solo l'illusione che le cose belle del cielo ci possano aiutare a dimenticare le cose brutte della terra. E allora, lasciamoci prendere per mano da una Donna e da una Madre che, mantenendo lo sguardo fisso verso il cielo, viene assunta là dove la attende un Padre che è, insieme, suo Figlio: forse questo ci aiuta a risollevare la testa e a smetterla di guardare le cose poco gratificanti fatte solamente di terra.
Ci aiuti Maria a risollevare lo sguardo dalle cose che vediamo ogni giorno su questo nostro piccolo e limitatissimo pezzo di universo:
da un pianeta devastato, che a volte si inonda e a volte si incendia per colpa di un clima impazzito, reso "pazzo" da chi crede, una volta esaurito questo, di avere a disposizione un altro pianeta a portata di mano;
da un'esistenza in cui nemmeno più il cibo che mangi ti assicura vita, perché - se non ti uccide per intossicazione - ti uccide per abbondanza, mentre altri rimangono uccisi dalla sua carenza;
da una strada che invece di essere via di comunicazione e strumento di incontro tra le persone, è diventato un luogo insicuro, incerto, un campo di gioco sul quale troppa gente gioca a sfidare la morte, senza pensare che con la propria vita può fare ciò che vuole, ma con quella degli altri proprio no...;
da un'economia perennemente in crisi, che fa piangere tutti quanti e che tuttavia continua a far registrare il "tutto esaurito", almeno in certi locali;
da una politica gretta, bassa, senza ideali, senza etica che, pur di guadagnare consensi, vuol dire la propria su tutto, anche sullo sport, forse una delle poche cose capaci ancora di integrare i popoli;
da agognati periodi di vacanza e di riposo che dovrebbero aiutarci a svagare la mente e a distogliere il pensiero dalle preoccupazioni quotidiane e che invece ci deprimono, ci fanno arrabbiare, e rischiano di fare più danno che bene;
da un divertimento basato sulla violenza e sul sopruso nei confronti dei più deboli, perché l'importante, oggi, non è più essere in pace con se stessi e con gli altri, bensì far sapere a tutti quanto sei "ganzo" (o ignorante, che è poi la stessa cosa...);
da un'informazione vuota, insulsa, manipolata, imbavagliata, e chi può ne ha più ne metta... in un parola sola "fasulla";
da una Chiesa ferita e indolenzita spesso per colpa propria, che stenta a darsi una mossa per stare più vicina alla gente e in dialogo con l'uomo contemporaneo, che è spesso convinta di essere nel giusto quando lascia la tenda dell'Esodo per entrare nel palazzo del potente di turno, quando si toglie il grembiule del servizio per indossare l'uniforme del comando, quando rinuncia alla povertà per abbracciare la ricchezza... una Chiesa che, nonostante tutto, continuiamo ad amare con amore di figli e che proprio per questo vorremo sentire più Madre che maestra.
Aiutaci, Madre dagli occhi di Cielo, a risollevare lo sguardo verso le cose di lassù. Ottienici la grazia di scoprire, anche in mezzo alle immondizie della terra, i piccoli germogli di bene che, spesso senza far rumore, sono ancora capaci di crescere nel cuore di ogni uomo e di ogni donna di buona volontà, al di là del colore della loro pelle, al di là della loro cultura e condizione, della loro fede e religione.
E chiedi a tuo Figlio, tu che sei seduta al suo fianco, di donarci il coraggio necessario per andare controcorrente, disubbidendo alla logica del mondo. Perché ognuno di noi, nel suo piccolo, faccia tutto ciò che gli è possibile per regalare ancora, a questa terra, un frammento di Cielo.