Omelia (18-08-2024)
don Nicola Salsa
Io sono il pane vivo (Gv 6,51-58)

Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Al centro del brano c'è la cosa più importante: la vita. E Gesù sottolinea come si possa pur essendo vivi, essere di fatto morti, morti dentro. Essere vivi, essere nella vita piena, vuol dire essere persone che donano vita, che sono persone feconde. Solo Dio, che è autore della vita, può darci questo dono. Vivere una vita piena e feconda significa accogliere, anzi mangiare, l'autore della vita, cioè accogliere il "verbo di Dio" che si è fatto uomo in Gesù Cristo.
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

I Giudei non riescono a vedere oltre la persona di Gesù, non comprendono che in Gesù c'è la presenza stessa di Dio. Passiamo una vita pregando che Dio si riveli e poi quando egli lo fa non lo riconosciamo, non lo accogliamo.
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita.
È questa un'espressione scandalosa per molti, persino tra i cristiani non cattolici. Gesù ci chiede d'essere mangiato, di prendere la sua carne e bere il suo sangue. Due gli elementi per capire, da una parte la croce e la passione dove Gesù dona tutto se stesso, l'altro elemento intrecciato al precedente è l'ultima cena dove nuovamente Gesù dona se stesso. Mangiare il suo corpo nel pane e nel vino significa nutrirci non di un corpo umano, ma del corpo di Cristo. Significa entrare in comunione con Dio, con Dio che sulla croce si dona e si lascia uccidere. Offre se stesso per ripagare e rimediare i peccati dell'umanità intera.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Ecco ancora una volta si sottolinea il dono della vita, della vita piena. Cosa significa per te partecipare alla S. Messa? Cosa trovi di arricchente nel fare la Comunione?
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Dio desidera che noi suoi figli viviamo e doniamo vita, è questo che Dio ha pensato per te, che tu in ogni momento possa essere fecondo di amore, di perdono, di pace.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Con cosa nutro la mia vita? C'è il pane che ci dona Cristo che dona vita e c'è invece altro cibo che dona morte. Tale distinzione non è una questione morale ma di autenticità, tu sei fatto per fare meraviglie in questo mondo, sei chiamato alla bellezza e alla grandezza, non secondo i criteri del mondo ma nella luce di Dio, che usa ciò che è semplice e povero per fare le sue più belle opere. Finché guarderai ai tuoi limiti non potrai fare nulla, guarda a ciò che sei e scoprirai ciò che sarai.