Omelia (12-02-2006)
padre Romeo Ballan
La missione va oltre le restrizioni legali, ambientali e culturali

Riflessioni
Nell'Antico Testamento e nelle culture antiche, il lebbroso era un morto in vita: malato incurabile, considerato un maledetto da Dio, escluso dalla famiglia e dalla convivenza sociale. La legge ebraica (I lettura) gli imponeva di vivere da solo, emarginato e di gridare a tutti i passanti la sua situazione di immondo (v. 45-46). Nei secoli seguenti le condizioni dei malati di lebbra non hanno registrato migliorie, fino alla scoperta del bacillo specifico per merito di Hansen (1873), l'uso della sulfona, l'isolamento nei lebbrosari e, in seguito, le cure ambulatoriali. Grazie alle campagne del 'vagabondo della carità' e apostolo dei lebbrosi, Raoul Follereau (1903-1977), e l'assistenza capillare di tanti missionari e missionarie, è diminuito l'alone di pregiudizi, ha guadagnato terreno l'idea corretta che la lebbra è una malattia come le altre, una malattia che si può curare e sradicare, anche con bassi costi. Ciononostante, vi sono ancora circa 10 milioni di lebbrosi nel mondo, con decine di nuovi casi ogni giorno. Per certi aspetti (infezione, effetti devastanti, emarginazione...), la gravità e lo spauracchio della lebbra richiamano il flagello moderno dell'AIDS/SIDA.

I missionari hanno sempre prestato una particolare attenzione verso i malati di lebbra, anche per superare la mentalità comune nei loro riguardi. Seguendo l'esempio di Gesù (Vangelo), che è andato contro corrente, omettendo le restrizioni legali: permette che il lebbroso gli si avvicini, ne ascolta la preghiera, si commuove, gli stende la mano, lo tocca, lo guarisce con una parola (v. 40-41). La commozione di Gesù è profonda, viscerale (v. 41), come indica il verbo greco usato con frequenza dagli evangelisti (splanknistéis) per descrivere la commozione intima di Gesù davanti alle folle affamate, la misericordia del padre del figlio prodigo, e altre scene.

Quel lebbroso anonimo, dal volto sfigurato e i moncherini senza dita, grida a Gesù una delle più belle preghiere dei Vangeli, fatta in ginocchio, con umiltà e fiducia: "Se vuoi, puoi guarirmi" (v. 40). È un modello di preghiera e di missione: "cominciò a proclamare il fatto" (v. 45). Sfidando il contesto di proibizioni legali, Gesù si commuove nell'intimo e osa toccare il lebbroso con la mano, contraendo così l'impurità legale; Gesù rivela così fino a che punto è entrato nella storia umana, povera-malata-peccatrice-emarginata, toccandone la profondità, assumendone la malattia, la maledizione, l'ostracismo sociale... Il mistero pasquale di Gesù è prefigurato nella vicenda del lebbroso: in quel contatto fisico che sana, guarisce, pulisce, salva, re-inserisce il malato nella comunità. Sanando i lebbrosi, Gesù compie un segno tipico della sua missione messianica (cfr Mt 11,5). E ancora: il lebbroso guarito, che grida a tutti la sua gioia, è una bella immagine missionaria del cristiano e della comunità che proclama le meraviglie del Dio che salva.

"La lebbra è sintomo di un male più grave e più vasto, che è la miseria", ha ricordato il Papa alcuni giorni fa. (*) Una miseria dalle dimensioni planetarie, che tocca un numero crescente di persone. A tale scopo, in occasione della quaresima ormai vicina, il Papa lancia ai governanti e alle persone di buona volontà un nuovo invito a far proprio lo sguardo misericordioso di Gesù verso le odierne folle bisognose: "Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell'umanità, l'indifferenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto intollerabile con lo sguardo di Cristo. Il digiuno e l'elemosina, che, insieme con la preghiera, la Chiesa propone in modo speciale nel periodo della Quaresima, sono occasione propizia per conformarci a quello sguardo. Gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di sostenere lo sviluppo".

Ma non basta impegnarsi per lo sviluppo e qualunque forma di promozione umana, occorre farlo secondo il modo di Gesù. "Da sola la sofferenza non è creativa, deve prima diventare feconda, dar vita alla speranza. È il momento in cui ci si accorge che, perché il deserto diventi giardino, non basta strappare spine e cardi, bisogna piantare fiori e alberi da frutto" (R. Alves, brasiliano). I miracoli di Gesù non erano soltanto manifestazioni di un super-potere straordinario, ma erano sempre accompagnati da atteggiamenti di accoglienza, misericordia, fede, speranza. La lotta contro le ingiustizie e ogni forma di male non è completa se non va accompagnata da amore, misericordia, solidarietà. Come Gesù ha dato prova della sua missione messianica guarendo i lebbrosi e curando altre infermità, anche la Chiesa da prova di autenticità nella cura pastorale amorosa verso i sofferenti, poveri, emarginati. Qui si gioca in gran parte la sua credibilità!

Parola del Papa
(*) "Desidero rivolgere un saluto speciale a quanti soffrono per questa malattia (lebbra), e incoraggio i missionari, gli operatori sanitari e i volontari impegnati su questa frontiera di servizio all'uomo. La lebbra è sintomo di un male più grave e più vasto, che è la miseria. Per questo, sulla scia dei miei Predecessori, rinnovo l'appello ai responsabili delle Nazioni, affinché uniscano gli sforzi per superare i gravi squilibri che ancora penalizzano larga parte dell'umanità".
Benedetto XVI
All'Angelus, nella Giornata Mondiale dei malati di lebbra, domenica 29.1.2006

Sui passi dei Missionari
- 12/2: S. Saturnino, sacerdote, e 48 compagni martiri (+304), laici nordafricani di Abitine (Cartagine), che dichiararono davanti al proconsole: "Senza la domenica non possiamo vivere".
- 14/2: Ss. fratelli Cirillo, monaco (+Roma 869), e Metodio, vescovo (+885), nati a Salonicco; divennero evangelizzatori dei popoli slavi e danubiani. Sono co-patroni d'Europa.
- 15/2: S. Claudio La Colombière (1641-1682), sacerdote gesuita, promotore della devozione al Cuore di Cristo.
- 16/2: B. Giuseppe Allamano (1851–1926), fondatore degli Istituti dei Missionari e delle Missionarie della Consolata.
- 17/2: Sette Santi Fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria (Firenze s. XIII), mendicanti e missionari.