Omelia (25-08-2024) |
don Nicola Salsa |
Volete andarvene anche voi? (Gv 6,60-69) Molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». In tanti dopo aver ascoltato le parole di Gesù, se ne vanno. Non solo la folla ma anche i discepoli, avevano forse cercato in Gesù un messia diverso, un liberatore, la facile soluzione a tutti i loro problemi. Hanno proiettato su Gesù le loro frustrazioni, i loro bisogni e desideri e non hanno accettato che Gesù si presentasse come colui che non li avrebbe aiutati in quel modo. Gesù non è la soluzione a problemi per i quali te la puoi cavare anche da solo. Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? Sono scandalizzati perché Gesù si è presentato come "il pane della vita", come l'unico cibo che riceveranno da Dio Padre. Lo scandalo di Gesù è proprio in questo passaggio, Gesù che si rivela non come uno dei tanti profeti, ma come immagine visibile del Dio invisibile. Noi che spesso cerchiamo ovunque soluzioni ai nostri problemi, che cerchiamo risposte accomodanti ai nostri dubbi esistenziali, siamo qui invitati a non cercare altrove ciò che solo in Gesù possiamo trovare. In una società pluralista, spesso variegata di idee anche contraddittorie Gesù si pone come l'unico, come il solo che sappia dare senso e direi nutrimento alla tua vita. È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». La folla e i discepoli cercavano in Gesù qualcuno che potesse riempirgli la pancia ogni giorno, qualcuno che cancellasse qualsiasi difficoltà, oppressione, limite, ma Gesù non toglie nulla di tutto questo. La fame, le guerre, le malattie sono rimaste anche dopo Gesù, chi crede in Gesù non viene magicamente guarito o arricchito, ciò che fa Gesù è dare un senso anche al male e farlo diventare strumento persino di salvezza, come con la croce. Quando dice che è lo Spirito che conta ci dice che ciò che davvero conta non è visibile, che la felicità vera la si incontra e la si trova dentro questo mondo anche malato ma l'unico che abitiamo. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Gesù non scende a compromessi, non fa sconti, è persino disposto a ricominciare tutto con altri. Pietro riconosce che anche se non capisce tutto, ha intuito che solo Gesù possa dargli ciò che cerca, non cerca di ammorbidire Gesù, ma lo accoglie per chi è. Stare con Gesù non è facile e occorre quindi superare la tentazione di ritagliarci un Gesù diverso, prendendo da Lui ciò che ci piace di più, ciò che forse sentiamo a noi più affine. Non sta a me decidere chi sia Gesù, a me il compito di conoscerlo e accettarlo per come si rivela. È in fondo avere fiducia che Dio mi offra in Gesù tutto e solo quello che mi serve e di cui ho bisogno. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Con cosa nutro la mia vita? C'è il pane che ci dona Cristo che dona vita e c'è invece altro cibo che dona morte. Tale distinzione non è una questione morale ma di autenticità, tu sei fatto per fare meraviglie in questo mondo, sei chiamato alla bellezza e alla grandezza, non secondo i criteri del mondo ma nella luce di Dio, che usa ciò che è semplice e povero per fare le sue più belle opere. Finché guarderai ai tuoi limiti non potrai fare nulla, guarda a ciò che sei e scoprirai ciò che sarai
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