Omelia (20-08-2024) |
Missionari della Via |
Quanto è difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli; quanto è difficile cioè, per una persona che è attaccata alle cose di questo mondo, lasciare che Dio regni nel suo cuore! Quante volte, ad esempio, Dio finisce nel cassetto del dimenticatoio quando le cose vanno più o meno bene. Quante volte il benessere, se non è accompagnato dalla maturità, dall'educazione alla condivisione, diventa malessere; ci isola dagli altri, ci rende più egoisti, più indifferenti, più concentrati su noi stessi. Parlando con molti anziani, che hanno vissuto una vita di sacrifici, rimango colpito da espressioni ricorrenti; diversi mi dicono che come hanno vissuto non è da consigliare a nessuno, eppure, il pane e il buonumore a casa non mancava. C'era poco, eppure bastava per famiglie numerose, e spesso lo si condivideva con altri. Tutti si davano da fare, e ognuno metteva del suo. E si stava bene insieme, ci si conosceva e aiutava con i vicini. Oggi abbiamo molto di più, eppure c'è molta più solitudine. Oggi in molti pensano che ai figli va dato tutto, tutto quello che i genitori non hanno avuto. Ma se non diamo loro l'educazione, se non insegniamo loro il senso del sacrificio e della condivisione, se non lasciamo loro il dono della fede, a che serve? I figli non hanno bisogno di cose ma del senso del vivere; il cuore non si riempie con i beni ma con l'amore. Ancora di più, stando a contatto con gli immigrati, vedendo i luoghi da dove provengono, ascoltando come vivono nel loro paese e il dramma del loro percorso verso l'Europa, resto spesso stupito ed edificato. Molti giovani abituati al sacrificio, che rischiano tutto per un futuro, capaci di sorridere e ringraziare per qualsiasi cosa. Gente abituata a lavorare sodo, con poco, eppure felice, sorridente. E noi occidentali no. La tristezza regna sovrana e la depressione è in aumento. Adulti abituati come gli adolescenti, a cui la mamma ancora deve fare tutto, che non ci pensano neanche lontanamente a contribuire economicamente in famiglia. Gente piena di contatti social ma senza relazioni significative. Giovani presi dalle cose del mondo, che dimenticano - o ignorano - di essere al mondo per lasciare un segno di bellezza e raggiungere una pienezza nel breve arco della vita. Cosa fare, dunque? Ripartire da Gesù, che ci invita a non disperare: a Dio nulla è impossibile, nemmeno cambiare i cuori intiepiditi, per i quali è bene pregare! Dio è capace di trasformare un mondano Francesco in San Francesco d'Assisi. «Ma a seguirti, Signore, cosa ne avremo? Ne vale la pena?» E Gesù: «avrete 100 volte tanto e la vita eterna». Chi segue Gesù ha già ora un tesoro prezioso: la vita eterna, ossia la partecipazione alla sua vita divina, incorruttibile, piena. E in più trova cento mamme, fratelli, sorelle, si trova cioè membro di una famiglia enorme, meravigliosa: la Chiesa. Noi missionari sperimentiamo radicalmente la verità e la bellezza di questa famiglia, tant'è che abbiamo voluto definire il ramo laicale della comunità una "famiglia di famiglie". L'augurio è che possiamo vivere e riscoprire le nostre comunità cristiane come famiglie, la Chiesa tutta come famiglia e non ridurla a un'area di rifornimento del sacro, dove attingere certificati e sacramenti e poi ripartire da emeriti estranei gli uni degli altri, ma come famiglia, legati gli uni agli altri non da vincoli di sangue, ma da vincoli molto più profondi, quelli dello Spirito di Dio. |