Omelia (21-08-2024)
Missionari della Via


Gesù ci parla del regno dei cieli, cioè del modo di regnare di Dio. La parabola di oggi vuol farci capire che Lui chiama tutti e a tutte le ore; chiama a "lavorare per lui", a darci da fare per amare, per aiutare, per annunciare la sua Parola. E, come il padrone della parabola, è molto, molto generoso. Se ci pensiamo, per un datore di lavoro dare a tutti la stessa paga (sia per chi lavora un'intera giornata che per una sola ora) significa perderci. Ma a Dio non interessa perderci, o meglio, è disposto a perderci Lui purché non ci perdiamo noi! L'amore, in fondo è sempre un "dare a perdere", cioè, un dare gratuito, oltre ogni merito, slegato dal contraccambio. Amare è darsi, è voler bene e dare il vero bene. Se si amasse a convenienza o con calcolo non sarebbe vero amore. Se vogliamo capire qualcosa dell'Amore, guardiamo a Gesù: la croce è l'evidenza di questo amore smisurato. Nel Vangelo, la moneta uguale che viene data a tutti rappresenta la comunione di vita con Dio: a tutti coloro che lo accettano, Dio non dà una ricompensa esterna, ma dà se stesso, il suo Spirito. Lui non fa preferenze. Non ragiona come noi, che vediamo chi è arrivato in parrocchia prima o chi dopo, facendo classifiche in base ai gettoni presenza... Dio ci chiama sempre, a tutte le ore, non gli piace vederci inattivi. E quanto lavoro c'è nella sua vigna! Il pensiero va a tanti non chiusi in casa ad arrovellarsi i polpastrelli sulle tastiere dei pc o parcheggiati nei bar o sulle panchine a far nulla mentre vi sono tante persone ammalate, anziane, povere per la strada che aspettano solo una visita, una parola, un gesto di conforto... Chissà come corrisponderemo quest'oggi alle chiamate del Signore; chissà come vivrò oggi la giornata, dono immenso che Dio mi ha regalato, non perché me la tenga stretta ma la vita con amore...

«Questa parabola è davvero il Vangelo in nuce: viviamo di questa grazia. È questo il dono che Dio vuole fare a ogni uomo. Mentre i primi pensano di ricevere di più di questo. Cosa pensano? Noi abbiamo lavorato, ma non per ricevere Dio, entrare in comunione, essere come Lui; abbiamo lavorato per altri fini: per essere ricchi noi. Come se la mia ricchezza, la mia giustizia valesse più di Dio, del suo amore gratuito. Cioè, in fondo, si sono serviti di Dio per raggiungere la propria bravura, la propria giustificazione, la propria giustizia. Sono fuori dalla grazia, sono fuori da Dio questi! Perché Dio è grazia, è dono, è perdono» (p. Silvano Fausti sj).