Omelia (25-08-2024) |
padre Ermes Ronchi |
Pane sfiorito? Da un mese stiamo leggendo il lungo sesto capitolo di Giovanni, quando Gesù passa, forse in due ore, dall'essere incoronato re, all'essere abbandonato. Siamo alla resa dei conti, tra guarigioni miracolose e pane che non finisce, ma che all'improvviso sembra stancamente sfiorire. E molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. E lo spiegano anche: questa parola è dura. Dura lo è, perché rovescia i potenti e disperde i superbi, perché chiama a pensare in grande. E poi la domanda seria, che guarda in faccia la realtà: volete andarvene anche voi? Se ne vanno in tanti, e Gesù non tenta di fermarli. Nessun ricatto emotivo, nessuna pressione. E lo senti proprio tutto, quel velo di tristezza. Ma più forte ancora è l'appello alla libertà di ciascuno: andate o restate, siete liberi, ma decidetevi e scegliete! Questa non è roba per gente tiepida. E dice: Io voglio vita per te, voglio libertà. Per te voglio stelle in cuore per camminare, correre, volare. Dio è così: accetta anche di essere abbandonato. Nel momento dell'insuccesso si gira verso i suoi: ve ne andate anche voi? A noi così attenti ai like, a non dire cose che possono disturbare, a contare quante persone c'erano a messa... Davanti a noi presi dalla concupiscienza dei risultati (E. Cioran) e dei numeri sta Lui, disposto a ricominciare da zero. Ma i numeri non sono mai un criterio evangelico. Pietro poteva tornarsene a Betsaida, alla piccola azienda di pesca e alla barca, ma quello sarebbe stato solo sopravvivere, uno sterile pescare, mangiare, dormire e poi di nuovo pescare, mangiare, dormire. Tutto qui? Non era vivere, non di una vita piena e indistruttibile. Non c'è barca che valga o trasporti l'eternità del cuore. Risposta bellissima e spiazzante, quella di Pietro: ma da chi mai potremmo andare? Chi ti lascia più? Tu sprigioni vita! E spezziamola come pane, questa risposta, parola per parola. Tu solo. Dio solo. Non ho altro, nessun altro di meglio a cui affidare la vita. Tu solo hai parole: Dio parla, il cielo non è muto, e la sua parola apre strade e nuvole, carezze e incendi. Le tue sono parole di vita che mi accendono, che danno vita alla mente, perché la mente vive di verità, e la tua verità rende liberi. Parole che dicono la vita eterna, che donano eternità a tutto ciò che di più bello abbiamo nel cuore, che ci fanno viva la vita. E la domanda per uscire dal mio credere a metà, è questa: Gesù sprigiona per me un ‘di più' di vita? Questione che rimane aperta, con l'unica certezza che ho: dove vuoi che vada, se non da te? Io non me ne vado, non ti lascio. Tu fai viva la mia vita! |