Omelia (25-08-2024)
don Lucio D'Abbraccio
Signore in te confido!

Oggi, XXI domenica del tempo ordinario, meditiamo la parte conclusiva del capitolo VI di Giovanni. Il Vangelo riprende ancora il discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Per i discepoli è difficile comprendere le parole sul pane di vita. Il quarto Evangelista, infatti, riferisce la reazione della gente e degli stessi discepoli, scandalizzati dalle parole del Signore, al punto che tanti, dopo averlo seguito sino ad allora, esclamano: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». «Da quel momento - continua Giovanni - molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui». Ci si potrebbe aspettare che Gesù cerchi compromessi per farsi meglio capire, ma Egli non attenua le sue affermazioni, anzi si rivolge direttamente ai Dodici dicendo: «Volete andarvene anche voi?».
Questa provocatoria domanda non è diretta soltanto agli ascoltatori di allora, ma raggiunge i credenti e gli uomini di ogni epoca. Anche oggi, non pochi restano "scandalizzati" davanti al paradosso della fede cristiana. L'insegnamento di Gesù sembra "duro", troppo difficile da accogliere e da mettere in pratica. C'è allora chi lo rifiuta e abbandona Cristo; c'è chi cerca di "adattarne" la parola alle mode dei tempi snaturandone il senso e il valore. Quest'inquietante provocazione: «Volete andarvene anche voi?», ci risuona nel cuore ed attende da ciascuno una risposta personale; è una domanda rivolta ad ognuno di noi. Gesù non si accontenta di un'appartenenza superficiale e formale, non gli è sufficiente una prima ed entusiastica adesione; occorre, al contrario, prendere parte per tutta la vita "al suo pensare e al suo volere". SeguirLo riempie il cuore di gioia e dà senso pieno alla nostra esistenza, ma comporta difficoltà e rinunce perché molto spesso si deve andare controcorrente. Non è per niente facile seguire Gesù, diventare suoi discepoli e impegnarsi come apostoli che annunciano il Vangelo. Nutrirsi dell'Eucarestia, ricevere il corpo di Cristo, vuol dire concretamente fidarsi del Signore e camminare secondo le sue vie. Spesso, il nostro stile di vita ci tradisce perché in contrasto con le scelte del Vangelo sia sul piano spirituale sia sul piano etico. Siamo inclini a seguire le parole umane, ripetere gesti e atteggiamenti mondani, ad assumere una mentalità che è lontanissima dalla logica della croce. Ovidio, l'antico poeta romano, pagano, non ha forse detto in modo esplicito: «Video meliora proboque, deteriora sequor?». Ossia: «Vedo ciò che è migliore, lo approvo, ma seguo ciò che è peggiore?» (Ovidio, Le Metamorfosi, VII, 20). Le sue parole non si discostano molto da ciò che più tardi ha scritto san Paolo: «Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto» (cf. Rm 7,15). L'uomo stesso, dopo il peccato originale, sta tra "il bene e il male". Noi, purtroppo, scegliamo, il più delle volte, non ciò che è buono ma ciò che è male.
Ebbene, ritornando alla domanda di Gesù: «Volete andarvene anche voi?», Pietro risponde a nome degli Apostoli, dei credenti di tutti i secoli: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Anche noi possiamo e vogliamo ripetere in questo momento la risposta di Pietro, consapevoli certo della nostra umana fragilità, dei nostri problemi e difficoltà, ma fiduciosi nella potenza dello Spirito Santo, che si esprime e si manifesta nella comunione con Gesù. La fede è dono di Dio all'uomo ed è, al tempo stesso, libero e totale affidamento dell'uomo a Dio; la fede è docile ascolto della parola del Signore, che è "lampada" per i nostri passi e "luce" sul nostro cammino (cf Salmo 119, 105). Se apriamo con fiducia il cuore a Cristo, se ci lasciamo conquistare da Lui, possiamo sperimentare anche noi, come per esempio il santo Curato d'Ars, che «la nostra sola felicità su questa terra è amare Dio e sapere che Lui ci ama». Nel Salmo responsoriale, infatti, abbiamo più volte acclamato dicendo: «Gustate e vedete com'è buono il Signore».
Chiediamo alla Vergine Maria di tenere sempre desta in noi questa fede impregnata di amore, che ha resa Lei, umile fanciulla di Nazaret, Madre di Dio e madre e modello di tutti i credenti. Amen!