Omelia (01-09-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Commento su Marco 7,1-8.14-15.21-23 Non è un caso che Gesù si rende presente nel pane e nel vino consacrati. Nei vangeli lo vediamo semplice e buono come il pane e vivo, gioioso, come il vino. Una persona non sguaiata ma nemmeno formalistica, che guarda lontano, con amore, al cuore delle persone e non si ferma alle apparenze o alle difficoltà del percorso. Gesù orienta le persone sulla via graduale, personalissima, piena di buonsenso, del loro autentico benessere. Solo questo apre il cuore: sentirsi capiti, amati, intuire che qualsiasi problema possiamo avere vi è per esso una risposta di vita piena e non di morte. Gesù datore di vita e anche unico vero psicologo. Quando si può manifestare più profondamente la grazia e gli aiuti in essa che Dio manda si può scoprire che la via è semplicemente cercare di essere sé stessi con semplicità e buonsenso. Già nell'antico testamento i profeti dicono che non è necessario seguire meccanicamente un libretto di istruzioni esteriore, basta cercare di essere sé stessi perché per esempio quando ti viene donata la fede il seme della Parola ti orienta naturalmente a cercare gradualmente Dio, il vangelo e via via ogni cosa in un cammino a misura... Fai quello che veramente hai maturato, con semplicità e buonsenso: lì è la grazia di Gesù che opera in te. Quella è la grazia, non i moralismi del fare per forza tutto subito. Tu cerchi di essere te stesso e Dio vede che cerchi di accogliere la grazia e te la manda sempre di più perché la vuoi. La Parola non è una regola ma un seme che ti porta verso il suo compimento da dentro, facendoti gradualmente trovare te stesso con semplicità e buonsenso. La religiosità formale, che da secoli talora viene trasmessa, delle cose da operare per fare i bravi non ci fa sentire amati, capiti, da Dio, andiamo avanti con i sensi di colpa, le forzature... Il cuore non è aiutato a maturare serenamente, secondo le autentiche vie e tappe della propria personalissima, piena di buonsenso, crescita, non è liberato, rasserenato... Da questo malessere di che deve adempiere meccanicamente, senza graduale autentica maturazione, dei doveri esce quel vario spirito amaro. Quando tale persona per esempio è un consacrato finiscono per radunarsi intorno a lui persone fragili che per debolezza molto più che per cattiveria condividono quella zizzania pur di sentirsi accolte mentre una persona in cerca davvero del bene non si lascerebbe aiutare a crescere da chi si comporta così. Sulla scia della falsa religiosità invece che della crescita serena si creano condizionamenti, le persone non sono libere, sono impaurite, hanno timore di esprimersi mentre invece si scatenano proprio contro il nemico di chi le condiziona... Come può così diventare gradualmente risolta la vita di una persona? Il formalismo viene anche dalla cultura attuale tutta tecnicismo. Come aiutare una persona a trovare sé stessa senza aiutarla a cercare ciò in cui crede, dove Dio la chiama? Anche per l'ateo Dio ha una strada. La mentalità prevalente ci devia in ogni situazione su soluzioni apparentemente tecniche, su cose falsamente pratiche. La moglie viene indotta a pensare che lei non riesce più ad attirare suo marito che appare sempre più spento e allora si trucca di più per esempio. Ma se il marito non è, per grazia, in ascolto della luce che Dio le infonde nel cuore tutto quello che vive va verso lo spegnersi, non dipende dalla moglie ma dalla vita profonda del marito. Un ragazzo fa di tutto per mettersi con una ragazza ma non pensa minimamente che la ragazza tenderà ad andare per la strada dove la chiama Dio. E dunque aiutando come può discretamente la sua crescita potrà casomai svegliare in lei la chiamata ma se non è lui la strada autentica di quella giovane meno male che lei non è interessata, altrimenti mettendosi per sbaglio con lui gli rovinerebbe la vita. Ecco non cose esteriori, tecniche, inganni, ma il cuore nello Spirito. |