Omelia (01-03-2002)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento Gen 37,3-4

Dalla Parola del giorno
Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche. I suoi fratelli vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.

Come vivere questa Parola?
Questa drammatica pericope della prima lettura si salda al vangelo odierno con l'altrettanto drammatica dell'uccisione del Figlio del padrone della vigna da parte dei vignaioli. Ciò che unisce i due brani è il tema dell'invidia. Perché non sopportavano che Giuseppe fosse il prediletto, i fratelli congiurano contro di lui. E il figlio del padrone della vigna rappresentato nella parabola chi è se non Gesù stesso? La sua passione e morte è infatti decisa da scribi, farisei e dottori della Legge: quelli che esercitavano un potere religioso offuscato dalla fama e dall'enorme ascendente di Gesù sulle folle. L'invidia è un meccanismo perniciosissimo che scatta perché, nel cuore umano, purtroppo il bene, la bontà altrui ingenera questo sentimento spesso subdolo e tale che chi lo prova, fa di tutto per negarlo a se stesso. D'altro canto la Bibbia ci dice che è antico quanto l'uomo. A proposito dell'uccisione di Abele da parte di Caino, leggiamo: "Per qual motivo l'uccise? Perché le opere di suo fratello erano buone" (1 Gv 3,12).

Oggi, nel mio rientro al cuore, non avrò paura di "scoperchiare" per così dire i sentimenti più celati che a volte in esso si camuffano perfino di zelo. Fisserò lo sguardo su Gesù che accettò l'infamia della morte in croce per sconfiggere questi nostri mali Può mai fare invidia uno appeso sul patibolo più infamante di quell'epoca? Ecco, proprio accettando questo ultimo posto di ignominia (assolutamente non oggetto d'invidia!) Gesù diventa "la pietra che – come dice il salmo – scartata dai costruttori diventa testata d'angolo". Verbalizzerò:

Signore, mia roccia, mia verità, mia forza, guariscimi col dono della tua morte in croce.

La voce di una mistica del XX secolo
O Gesù, come era necessaria la tua passione! Come conveniva che il tuo cuore adorabile fosse trafitto per me! O Gesù! O Gesù! Il tuo cuore addolorato e sanguinante mi dice di non temere e di aver fiducia, me lo dice con tanta forza. Tu sai, o Creatore di tutte le cose, che cos'è un cuore vivente, un cuore di carne e di sangue in cui cielo e terra si combattono.
Raïssa Maritain