Omelia (08-09-2024)
padre Ezio Lorenzo Bono
Il “dio sordo” (Ludwig Van Beethoven)

I.
Nel maggio scorso una rivista internazionale di medicina ha rivelato la causa di morte del grande compositore Ludwig Van Beethoven: avvelenamento da piombo. Dall'analisi di una sua ciocca di capelli è emerso una quantità di piombo 60 volte superiore al normale, ingerito bevendo molto vino (una bottiglia al giorno). Il piombo serviva a migliorare il sapore del vino di bassa qualità. A 26 anni cominciò a diventare sordo, la disgrazia più grande per un musicista (sarebbe come un pittore che diventa cieco).
Lui stesso scrisse: "Per due anni ho evitato quasi tutti gli assembramenti perché mi è impossibile dire alla gente 'sono sordo'". "Se appartenessi a qualsiasi altra professione sarebbe più facile, ma nella mia professione è una condizione spaventosa. Dio solo sa che cosa sarà di me. Già ho maledetto più volte il mio creatore e la mia esistenza. Plutarco mi ha insegnato la via della rassegnazione. Se sarà possibile sfiderò il mio destino, anche se credo che finché vivrò vi saranno momenti in cui sarò la più infelice creatura di Dio". Arrivò a pensare anche al suicidio.
Ma non si diede per vinto. "Afferrerò il fato per la gola; non riuscirà certo a piegarmi e a schiacciarmi completamente". Reagì con forza e continuò a comporre opere ancora più sublimi e profonde tra le più grandi della musica occidentale, come la Nona Sinfonia. Avrebbe prodotto ugualmente opere così grandi se non fosse stato sordo? Non lo sappiamo. Ma ciò che sappiamo con certezza è il risultato: dalla sua sofferenza è nata una musica sublime che continua a toccare i cuori di milioni di persone. Tra i vari nomi, Beethoven è stato chiamato anche il "dio sordo".

II.
Il Vangelo di questa domenica ci parla di un altro sordo. Quest'uomo, a causa della sua condizione, viveva isolato, escluso dalla piena partecipazione alla vita sociale e religiosa del suo tempo. Ma proprio grazie a questa sua disgrazia, ebbe un incontro che cambiò la sua vita per sempre: l'incontro con Gesù. Se quell'uomo non fosse stato sordo, avrebbe incontrato ugualmente il Messia? Non lo sappiamo. Ma ciò che sappiamo con certezza è che grazie a quella che era una disgrazia, egli incontrò il Salvatore, colui che non solo gli aprì le orecchie, ma gli aprì anche il cuore alla fede e alla vita nuova. Il male della sua sordità fu trasformato in bene, grazie all'incontro con Cristo. La gente stupefatta cantava: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

III.
In conclusione.
Che dalla disgrazia scaturisce generalmente una grazia ancora maggiore ce lo ricorda anche il Preconio Pasquale che parla della "Felix culpa", la "colpa felice" del peccato originale: "O felice colpa, che meritò di avere un così grande Redentore!". Gesù sarebbe venuto ugualmente sulla terra se l'uomo non avesse peccato? Non lo sappiamo. Ma ciò che sappiamo con certezza è che, grazie alla riparazione della disgrazia del peccato originale, abbiamo ricevuto la grazia incomparabile della Redenzione attraverso Gesù Cristo. Laddove l'umanità ha fallito, Dio ha risposto con un amore ancora più grande, inviando suo Figlio non solo per riparare il male, ma per elevarci a una condizione ancora più alta, come figli e figlie di Dio, partecipi della sua vita divina.
Quindi, quando ci troviamo di fronte alle difficoltà della vita, o a delle disgrazie, ricordiamoci di guardare oltre l'immediato dolore e cercare il modo in cui Dio può trasformare quel male in un bene più grande. Come Beethoven che dalla sua sordità creò una musica di una bellezza assoluta, come l'uomo sordo del Vangelo che trovò la vita nuova in Cristo, e come l'umanità che è stata redenta dalla "felix culpa" attraverso la croce, possiamo avere la certezza che Dio ci aiuterà a trasformare le disgrazie che possono succedere nella nostra vita in grazie ancora maggiori.
E quindi anche nella peggior disgrazia resistiamo perché non finisce mica il cielo, anzi il cielo ricomincia.

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