Omelia (08-09-2024) |
don Michele Cerutti |
Coraggio Nella Diocesi in cui compio il mio apostolato oggi, al termine della Messa, prima della benedizione, verrà letto un comunicato del Vescovo, dei presbiteri e dei consacrati in cui risuonerà forte il nostro pentimento per gli scandali provocati. Messaggio redatto al termine di una due giorni che ci ha coinvolti per trovare le ragioni della nostra testimonianza. Saranno parole forti perché meditate profondamente. Se a volte vi abbiamo feriti con parole o gesti, vi chiediamo umilmente perdono. Siateci sempre vicini, in modo aperto e critico. Vogliamo assumere la nostra responsabilità pastorale con verità, umiltà e carità. Quest'assemblea ci ha fatto sperimentare la necessità di vivere il nostro servizio in una sempre più grande fraternità fra noi e con voi. Abbiamo ricevuto un dono inestimabile: Gesù e il suo Vangelo. Non c'è altro modo di custodirlo e annunciarlo se non vivendolo fino in fondo, insieme a voi. Vi preghiamo di aiutarci ad essere veri e buoni pastori nel gregge che ci comprende, voi e noi, come discepoli missionari di Cristo. L'Anno Santo comincerà a Natale: ci aiuti ad essere con Papa Francesco pellegrini di speranza per tutti! Pregate per noi. Pregate per i nostri sette confratelli che saranno ordinati Diaconi e Presbiteri questo sabato 7 settembre in Cattedrale. Noi preghiamo per voi. Vi ricordiamo con affetto! In questo contesto tuttavia ci viene in aiuto la Parola di Dio e in particolare nella prima lettura quando ci viene detto, già nel suo incipit: Coraggio. Il popolo di Israele è esortato a ritrovare le ragioni della propria gioia anche in mezzo alle difficoltà dell'esilio e a tenere fissa l'attesa della fine di tanta sofferenza. Anche in questa situazione storica, come in tante altre, il nostro cuore deve ritrovare la fiducia. Dobbiamo riappropriarci del coraggio della fede per essere "luce del mondo" (Mt 5,14) e "sale della terra" (Mt 5,13) e saremo la "città posta sul monte" come ci chiede il Vangelo. Il coraggio cristiano è una grazia che dà lo Spirito Santo: abbiamo il dovere di invocarla! Continuiamo a testimoniare la speranza viva che è Gesù Cristo indipendentemente dai numeri. Solo l'onda lunga dell'amore salverà il mondo, perché l'amore diventa compassione, misericordia, simpatia, fino al sacrificio, fino al dono della vita. In noi c'è il compito di contribuire alla salvezza del mondo, già redento da Cristo, con la forza dell'amore, della mitezza, della condivisione amicale, favorendo il bene comune, mettendo sempre la persona al primo posto. Torniamo ad amare la Chiesa! Amiamo il Papa! Abbandoniamo la paura e il timore. Torniamo a essere cristiani coraggiosi e audaci nella certezza che il Signore è sempre con noi ed è vita della nostra vita. Coraggio che ci porta a essere controcorrente, come ci dice Giacomo, l'apostolo della seconda lettura, con le scelte che ci portano a preferire ciò che nel mondo è visto con disprezzo: la via preferenziale per i poveri. Coraggio che ti porta ad affidare a Dio i fratelli in difficoltà come nel brano evangelico dove un sordomuto viene portato a Gesù. Coraggio che si concretizza oggi in sacerdoti come don Coluccia, dei vocazionisti, che a Roma è stato minacciato da alcuni abitanti di un quartiere periferico per il suo impegno antimafia. Coraggio che porta ancora giovani a scegliere la via del presbiterato e della consacrazione. Come abbiamo bisogno oggi più che mai di chiedere di essere cristiani coraggiosi nonostante le difficoltà. Non perdiamoci d'animo non è il momento di assopirci assumendoci, invece, tutti le nostre responsabilità-come dice la lettera della Diocesi di Lugano a nome dei presbiteri, diaconi e consacrati, ma questo si estende a tutto il popolo di Dio- pastorali con umiltà, carità e verità. . |