Omelia (07-09-2024) |
Missionari della Via |
I discepoli, affamati, raccolgono e sfregano delle spighe di grano per mangiare ma per i farisei questo è trasgredire il sabato. Questo lavoro, fatto per mangiare, secondo loro li rende trasgressori di una legge sacra. Ma si può mai pensare che una regola valga più della vita di una persona? Si può mai far morire di fame qualcuno se questo porta a non obbedire a un precetto? Ecco, Gesù contesta questo. Ogni giorno, ogni regola deve avere come fine ultimo la cura e la salvezza del prossimo. Un giorno una ragazza mi raccontò con cuore contrito che, per non arrivare tardi a Messa, non si fermò ad aiutare un povero che le chiedeva aiuto. Ecco, questo è un esempio di cosa ci dice il Signore in questo Vangelo. Nel nostro esame di coscienza domandiamoci se la nostra fede si fa carità o se rimane solo una fredda osservanza che non tocca la nostra vita. A tal proposito, facciamo nostre queste parole di s. Giacomo: «A che giova, fratelli miei, se uno dice di avere fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella sono nudi e mancanti del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, scaldatevi e saziatevi", ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che giova? Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: "Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede"» (Gc 2,14-18). I discepoli, affamati, raccolgono e sfregano delle spighe di grano per mangiare ma per i farisei questo è trasgredire il sabato. Questo lavoro, fatto per mangiare, secondo loro li rende trasgressori di una legge sacra. Ma si può mai pensare che una regola valga più della vita di una persona? Si può mai far morire di fame qualcuno se questo porta a non obbedire a un precetto? Ecco, Gesù contesta questo. Ogni giorno, ogni regola deve avere come fine ultimo la cura e la salvezza del prossimo. Un giorno una ragazza mi raccontò con cuore contrito che, per non arrivare tardi a Messa, non si fermò ad aiutare un povero che le chiedeva aiuto. Ecco, questo è un esempio di cosa ci dice il Signore in questo Vangelo. Nel nostro esame di coscienza domandiamoci se la nostra fede si fa carità o se rimane solo una fredda osservanza che non tocca la nostra vita. A tal proposito, facciamo nostre queste parole di s. Giacomo: «A che giova, fratelli miei, se uno dice di avere fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella sono nudi e mancanti del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, scaldatevi e saziatevi", ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che giova? Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: "Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede"» (Gc 2,14-18). «"Perché fate ciò che non è permesso di sabato?"». Con molta sincerità dovremmo dire che effettivamente i farisei non avevano sempre torto, eppure Gesù li contesta. Ma in realtà ciò che contesta è l'aver confuso la Legge con ciò che essa indica. Ciò sta a significare che tu puoi vivere in uno schema, ma non capire cosa indica quello schema. Questo capita sovente nella nostra vita quando sleghiamo le nostre scelte dal loro vero significato. Ad esempio se la mia fede cristiana mi chiede di vivere in un certo modo la mia vita affettiva, io non sono un buon cristiano solo perché rispetto quella regola, ma se comprendo a cosa quella regola mi conduce, e cosa essa mi indica. Se i nostri giovani rifiutano l'idea della castità ciò non dice che sono dei pervertiti, ma che nessuno ha perso tempo a mostrare loro il significato di una scelta simile. Molti di noi infatti pensano che bisogna seguire le regole solo per compiacere Dio, ma questa visione è paganesimo puro. Nella fede le regole generano libertà e liberazione e non nevrosi o angoscia. Solo così uno accetta dei no, o un argine, perché ne comprende l'affare, e il vero significato» (don Luigi Epicoco). |