Omelia (11-09-2024) |
Missionari della Via |
Il Vangelo di oggi lo vogliamo meditare con una riflessione di don Tonino Bello. «Sulle beatitudini tre cose ci sembra di poter dire con sicurezza. Anzitutto, che il discorso delle beatitudini ha a che fare col discorso della felicità. Sicché chi vuole entrare nella "gioia" deve necessariamente passare per una di quelle nove porte: non ci sono altri ingressi consentiti nella dimora della felicità Ma anche perché la croce, la sofferenza umana, la sconfitta... vengono presentate come partecipazione all'esperienza pasquale di Cristo che, attraverso la morte, è entrato nella gloria. La seconda cosa che ci sembra di poter affermare è che, in fondo, queste porte, pur differenti per forma, sono strutturate sul telaio della povertà biblica. A coloro che fanno affidamento nel Signore, viene garantita la felicità: "...perché di essi sarà..." La terza cosa che possiamo dire è che, se vogliamo avere parte all'eredità del regno, o dobbiamo diventare poveri, o, almeno, i poveri dobbiamo tenerceli buoni, perché un giorno si ricordino di noi. Insomma, o ci meritiamo l'appellativo di "beati" facendoci poveri, o ci conquistiamo sul campo quello di "benedetti", amando e servendo i poveri. Ce lo suggerisce il capitolo venticinque di Matteo, con quel "Venite, benedetti dal Padre mio: ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo". Dunque, se si vuole entrare nel regno della felicità occorre vistare il passaporto o col titolo di "beati" o col titolo di "benedetti". Il Signore ci conceda che, nel mazzo delle carte d'identità racchiuse da quei due pronomi personali, un giorno, col visto d'ingresso, poco importa se con la sigla "beati" o con la sigla "benedetti", egli possa trovare anche la nostra. E ci riconosca. Alle porte del regno» (don Tonino Bello). |