Omelia (12-09-2024)
Missionari della Via


Nel Vangelo di oggi Gesù ci parla di ciò che è il distintivo, di ciò che caratterizza il cristiano che segue Gesù: l'amore per il nemico, il perdono da donare a chi ci ha fatto del male! È la rivoluzione del cristianesimo! Chi mai poteva dire ciò, se non Colui che l'ha fatto per primo con noi? Per questo Gesù può chiederci tanto! Perché prima di comandarci qualcosa Egli ci dà la grazia per compierla. Certo, quando leggiamo il Vangelo di oggi, pensiamo che è davvero bello ma che è anche troppo difficile. Sono troppe le difficoltà incontrate, le relazioni difficili che viviamo e che a volte ci hanno procurato grandi sofferenze ma è lì che vediamo a che punto siamo nel nostro cammino di fede. È vero, perdonare è un lungo cammino ma dipende se noi lo vogliamo compiere, perché c'è anche chi si chiude a priori alla possibilità di perdonare e di amare. Ma chi lo fa, forse non ha sperimentato fino in fondo l'amore e la misericordia di Dio nella propria vita. C'è anche chi pensa di non aver fatto nessun peccato e se ha fatto qualcosa, è certo di poco conto, per cui l'amore e la misericordia che Dio gli ha usato è poca cosa rispetto a quello che lui dovrebbe donare a chi gli ha fatto del male. Ma con onestà, chi può dire di essere senza peccato? Prima della venuta di Gesù tutti (tranne Maria), eravamo rinchiusi nella morte, per nessuno di noi c'era salvezza, quindi non pensiamo che Dio non abbia versato il suo sangue anche per noi o ne abbia versato di meno perché siamo più bravi di altri! Pertanto, questa sera, nel nostro esame di coscienza, domandiamoci verso chi abbiamo difficoltà, quali sono quelle situazioni che ci fanno soffrire, che ci hanno chiuso nel baratro dell'odio, del risentimento, del rancore, e chiediamo al Signore la grazia che guarisca il nostro cuore.

«"Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". In quell'epoca non era frequente, come oggi, l'utilizzo di sacchetti o cestini per trasportare più comodamente gli articoli comprati al mercato. Siccome i Giudei usavano tuniche molto ampie, l'usanza dei mercanti, degli operai o degli acquirenti era quella di sollevare la tunica fino all'altezza delle ginocchia, fissandola ai fianchi con una cintura. Si formava allora "un sacco all'altezza della cintura, dove il viaggiatore portava il suo denaro e le provviste", come grano, farina, frutta e altri articoli. Nel commercio - come ai nostri tempi -, era consueto che alcuni venditori commettessero frode per avere più lucro. A volte depositavano in braccio al cliente una misura così alleggerita che questi, una volta giunto a casa e controllata la quantità del prodotto acquistato, constatava di aver ricevuto molto meno in rapporto a quello che aveva pagato. Ben differente era la situazione quando il cliente godeva dell'amicizia del commerciante: questi, quando misurava la mercanzia, la calcava e comprimeva fino a che non ce ne stava proprio più, facendo traboccare il recipiente. Con questo eloquente esempio, così familiare e accessibile ai suoi ascoltatori, il Maestro mostrava quanto la generosità dispensata al prossimo attragga su di noi le benedizioni del Cielo e l'abbondanza dei doni divini, "con quell'eccesso nella ricompensa che appartiene ai doni di Dio, in relazione agli uomini"» (cf p. Garrigou Lagrange).