Omelia (14-09-2024)
don Andrea Varliero
Dal legno della Croce la gioia del mondo

Elena donna plebea, forse concubina, forse moglie dell'imperatore Costanzo Cloro, Elena imperatrice pagana, Elena ripudiata per strategie politiche e mai più risposata, Elena madre di Costantino e cristiana capace di convertire il cuore di un figlio, Elena che si allontana delusa dalla violenza del potere e si mette in viaggio da sola verso la Terra Santa, Elena che a Gerusalemme fa scavare e riscoprire il Sepolcro, il Golgota, la cava di marmo piena di croci, Elena che trasporta a Roma le reliquie della santa Croce. È l'anno 327, ora Elena può morire in pace: alla fine del 328, a Treviri, chiuderà gli occhi nella grazia di Dio. Donna straordinaria, donna contemporanea e di passione, donna libera e forte, grazie a lei il cristianesimo si è affermato nell'Impero Romano, grazie a lei il cristianesimo è la nostra cultura, il nostro approccio alla vita, il nostro modo di pensare, il nostro umanesimo, il nostro alfabeto, che lo vogliamo o no.
Attraverso i suoi occhi oggi contempliamo questa festa, il ritrovamento della santa Croce e la sua esaltazione: in poco meno di dieci anni nei luoghi fatti scavare da lei a Gerusalemme è già costruita la basilica del santo sepolcro, consacrata nel 335 il 14 settembre, oggi. È festa grande, si respira solennità di Pasqua: i riti, gli incensi e i damaschi delle vesti rendono onore alla Croce con una liturgia imperiale. Il più orrendo tra gli strumenti di tortura, il macabro e la violenza umana giustificati dal potere, si rendono visibili nella croce, il capro espiatorio delle nostre coscienze si identifica nella croce. Ed oggi viene paradossalmente esaltata, viene trasfigurata: la contempliamo oggi come albero di vita, letto nuziale, risurrezione dei morti, consolazione di quelli che piangono, godimento del paradiso di delizie, legno vivente, salvezza del ladro, rosa profumata, dolce profumo, cibo degli affamati, sigillo, cancello per i misteri divini, legno beatissimo. Sono immagini tratte dall'inno akathistos alla santa croce dei fratelli ortodossi, un inno di una bellezza e di una potenza di parole tutta da contemplare, da riscoprire e far nostro nel cattolicesimo. Ecco, oggi è un giorno di contemplazione: non è il Venerdì Santo, non è il dolore dell'uomo che ci coinvolge emotivamente; non è ancora la domenica della resurrezione, non è la gioia senza fiato di un mattino in cui si annuncia il Risorto.
È la festa della contemplazione della santa Croce, un albero maestro, un albero di vita. Una scuola di vita che insegna tantissimo: insegna l'amore. Se ci avviciniamo, sentiamo che la croce sussurra in silenzio: Dio ha tanto amato il mondo. Dio ama, attraverso la croce. Scrive il cardinal Martini: «Il Crocifisso ci rivela il volto di Dio. (..) Se pensiamo Dio soltanto con i nostri concetti umani, se lo immaginiamo come colui che detiene al massimo grado tutta la potenza, tutto l'onore, tutta la gloria, tutto il diritto, come colui che potrebbe rivendicare la signoria di tutta la terra, siamo come la gente comune e i capi di cui ci narra l'Evangelo, i quali dicono: "Dio non può rivelarsi nella morte di croce". Invece, Dio amore, bontà, misericordia, si rivela proprio nel linguaggio della croce. La vera onnipotenza è quella capace di annullarsi per amore, di accettare la morte per amore». Su quella croce non posso più sospettare di Lui, posso solamente contemplare un Dio disarmato, disarmato amore; da quella croce le braccia rimangono aperte per sempre, ci sta abbracciando; insieme a quella croce posso intuire anche le mie croci: la mia vita è capace di accettare anche ciò che non vorrei mai vivere, vivere la maledizione come atto d'amore per Qualcuno, non per semplice eroismo. Chi ama sperimenta una forza misteriosa. L'amore ci rende capaci di cose impossibili. È questa la testimonianza di Gesù: ha amato facendo una cosa impossibile, accettando di morire, e proprio per questo risorgere.
Buona festa della santa Croce, è un paradosso per accogliere pienamente la vita; buona festa della santa croce, è un alfabeto che tanto ha da narrare alle nostre violenze quotidiane; buona festa della santa croce, è un vento di libertà alle nostre schiavitù invisibili; buona festa della santa croce, con il gusto di un giorno trascorso all'ombra di un albero secolare, con la forza di un abbraccio forte dopo tanto tempo, con la verità di non condannarci più, né noi né gli altri, ma con la bellezza di ritrovarci in Lui, insieme alla Croce. «Adoriamo la tua croce, Signore e lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della croce è venuta la gioia del mondo»