Omelia (15-09-2024)
Missionari della Via


Chi è Gesù per me? E quale Gesù conosco? Cosa mi aspetto da Lui? E Lui cosa si aspetta da me? Queste domande, queste riflessioni percorrono il Vangelo di questa domenica.

Gesù pone una domanda ai suoi: cosa dicono gli altri di Lui. Le opinioni sono varie ma a Gesù non importa cosa pensino gli altri di Lui: gli interessa cosa pensano i suoi discepoli! Io per voi chi sono? Io per te chi sono? «Gesù usa il metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le sue domande sono scintille che accendono qualcosa, che mettono in moto cammini e crescite. Gesù vuole i suoi poeti e pensatori della vita. «La differenza profonda tra gli uomini non è tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti» (Carlo Maria Martini). La domanda inizia con un "ma", ma voi, una avversativa, quasi in opposizione a ciò che dice la gente. Non accontentatevi di una fede "per sentito dire", per tradizione, ma voi che avete camminato con me per tre anni, voi miei amici, che ho scelto a uno a uno, chi sono io per voi?». Questa è la domanda che Gesù rivolge oggi anche a noi: "chi sono io per te?". Pietro fa la sua bella professione di fede: «Tu sei il Cristo» ma questo è solo un primo passaggio. Dal prosieguo del Vangelo comprendiamo che, come Pietro, anche noi siamo chiamati non solo a professare la nostra fede, ma soprattutto a viverla! Non basta aver studiato Gesù sui libri, aver fatto catechismo, essere diventati dei biblisti se poi non vi è vera sequela! «Chi sono io per te? Non cerca parole, Gesù, cerca persone; non definizioni di sé ma coinvolgimenti con sé: che cosa ti è successo quando mi hai incontrato? Assomiglia alle domande che si fanno gli innamorati: - quanto posto ho nella tua vita, quanto conto per te? E l'altro risponde: tu sei la mia vita. Sei la mia donna, il mio uomo, il mio amore. Gesù non ha bisogno della opinione di Pietro per avere informazioni, per sapere se è più bravo dei profeti di prima, ma per sapere se Pietro è innamorato, se gli ha aperto il cuore» (p. Ermes Ronchi).


Subito dopo Gesù invita Pietro e gli altri a non rivelare la sua identità. Il motivo? Egli ha rivelato che compirà la sua missione non in modo glorioso come si aspettano i suoi ma attraverso la passione. Non può esserci equivoco di sorta! Ed è questo equivoco che viene fuori dal rimprovero che Pietro fa a Gesù. Pietro, infatti, forse ancora fiero di sé per la risposta azzeccata, prese in disparte Gesù e si mise a rimproverarlo, come a dire: questa sofferenza non è contemplata! «Ma Gesù, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Sono indicativi i gesti che Gesù compie: volta le spalle a Pietro, come a dire che è Pietro che deve seguirlo, non viceversa! Gesù guarda i suoi discepoli e davanti a loro rimprovera Pietro, perché questo diabolico pensiero non alberghi anche nei loro cuori. Dio porta avanti la storia non secondo i nostri pensieri ma secondo il suo cuore! E a noi chiede di fidarci! Anche noi, invece, quante volte ragioniamo secondo il mondo, siamo di quelli che devono consigliare Gesù su cosa fare! Noi ci facciamo suoi consiglieri, se non direttori, pur non sapendo nemmeno cosa sia conveniente domandare! Ci arrabbiamo pure con Dio se le cose non vanno secondo i nostri progetti: "Ma dov'è Dio? Perché non interviene? Proprio a me che ho fatto tanto bene?".

Domandiamoci quale immagine di Dio abbiamo: il Dio amuleto che scaccia i problemi? Il Dio assicuratore che ci protegge da ogni sofferenza? O il Dio che si fa uno di noi, che si fa uno con noi nell'attraversare la sofferenza? Pietro, e con lui ognuno di noi, dovrà imparare che altro è dire chi è Gesù, altro è conoscerlo e seguirlo per la via stretta della croce.

Ed ecco infatti l'invito che il Signore rivolge a tutti noi: «chi mi vuol seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Se vogliamo seguire liberamente Gesù, dobbiamo imparare a mettere da parte le nostre idee, i nostri schemi, e prendere la nostra croce, cioè abbracciare di cuore la volontà di Dio, il nostro quotidiano, la nostra missione costellata di gioie e di dolori. Certo, tutti vorremo evitare la sofferenza, i problemi di questa vita, tutti vorremmo salvarci da ogni avversità ma finiremmo per non crescere, con il rischio di perderla in eterno! Qui non si tratta di cercare la sofferenza, ce n'è già abbastanza in giro ma, se arriva, di saperla accogliere e farne luogo di incontro con Cristo, luogo di salvezza e di santificazione.


PREGHIERA

Signore, aiutami a professare che Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, non solo con le labbra ma soprattutto con la vita!