Omelia (13-03-2002)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Non cerco la sua volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Come vivere questa Parola?
Nel discorso in cui, nel vangelo di Giovanni, Gesù presenta il rapporto di comunione che lo lega al Padre, egli comincia affermando che quel che l'uno opera, opera anche l'altro (v.19), e termina dicendo che quel che l'uno vuole, vuole anche l'altro (v 30). E' il mistero trinitario: perfetta unione di operare e volere. Quel che tra noi uomini è un evento di grazia - la coincidenza di desideri e di azioni -, in Dio è la sua stessa natura. Ma che cosa vuol dire, propriamente, perfetta unione di operare e di volere? Giovanni non riporta il Padre nostro, tuttavia il brano di oggi ne cita implicitamente un versetto. "Non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" infatti equivale al "Sia fatta la tua volontà". Ebbene, che significa "fare la volontà del Padre"? Con che cuore pronunciare quelle parole? Non certo nel modo in cui le pronuncerebbe uno schiavo o un soldato; no, ma nel modo in cui le pronuncerebbe un innamorato! Quando ci si innamora, è spontaneo desiderare quel che l'amato desidera: quel che fino ad allora mi era spiacevole, per amor suo ora mi diventa piacevole. Ecco, l'unità di volere è possibile solo quando si è innamorati: Dio è perfetta comunione di volere perché è amore, ed Egli ci chiama a quella medesima comunione (ci invita infatti a dire: "Sia fatta la tua volontà") perché ci chiama all'amore.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, ascolterò le parole che Gesù pronuncia rivolgendosi al Padre e l'affetto con le quali le pronuncia: cercherò di fare mie sia le parole sia, soprattutto, il modo, il cuore con il quale sono dette.

La voce di un "piccolo fratello"
La massima perfezione per Gesù è stato nel fare in ogni istante la volontà di Dio: la massima perfezione infatti non consiste in questa o in quell'opera esterna, ma consiste nella profezia dell'amore.
Charles de Foucauld