Omelia (18-09-2024)
Missionari della Via


Meditando questo vangelo nel quale Gesù ci paragona a quei bambini capricciosi e mai contenti che si lamentano di ogni cosa, possiamo far nostra la definizione di papa Francesco che definisce una certa generazione come quelli che hanno fatto propria e venerano la "dea lamentela"! Come è vera questa definizione! Non siamo mai contenti! Se fa caldo ci lamentiamo che fa molto caldo, se fa freddo ci lamentiamo che fa molto freddo; supero un esame e mi lamento del voto che poteva essere migliore; ho una casa e mi lamento perché non è più grande; ho un piccolo malanno e mi lamento come se avessi una grave malattia; se quella persona mi cerca spesso è un disturbatore, se non mi cerca mi lamento della sua scarsa attenzione... Insomma, potremmo andare avanti all'infinito. Ora, domandiamoci su quali aspetti la nostra dea lamentela si sofferma spesso, e alleniamoci ad accogliere la realtà con una certa leggerezza. Ogni giorno iniziamo a trovare i motivi per i quali ringraziare il Signore: vi assicuro che sono proprio tanti! Il fatto è che siamo più allenati a vedere le cose che ci mancano e non le cose che il Signore ogni giorno ci dona!

UNA STORIELLA PER RIFLETTERE: Il monaco, l'allievo e l'asinello

Tanto tempo fa un santo monaco aveva con sé un allievo, un ragazzo molto attento e ubbidiente. Un giorno lo chiama e gli dice: «Vai a prendere l'asino e andiamo in città». Il giovane prende l'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi e si avviano verso la città, il monaco in groppa all'asino e il ragazzo a piedi. Alla prima svolta incontrano un gruppo di persone. Qualcuno, naturalmente, ha qualcosa da ridire: «Ma guarda quanto è infingardo quel vecchio monaco: lui a cavallo, e quel povero ragazzo così gracile e delicato lasciato a piedi!»
Il vecchio monaco, appena udite queste parole, scende dall'asino, vi fa salire il ragazzo e tutti e tre si rimettono in cammino. Poco più avanti incontrano altre persone: «Oh, guarda cosa si deve vedere. Un giovane sano e robusto a cavallo e un povero vecchio a piedi. Non c'è più rispetto, non c'è più carità».
A queste parole il ragazzo salta giù dall'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi di nuovo, risale anche lui e proseguono verso la città.
Strada facendo, altra gente, altri commenti: «Guarda quella povera bestia! Fra poco morirà stremata, sotto il peso di quei due fannulloni! Ci vorrebbe almeno un po' di pietà». Il santo monaco e il ragazzo, allora, scendono in silenzio e proseguono il cammino a piedi. Ma qualcuno non è ancora soddisfatto: «Guardate, guardate... S'è vista mai una cosa più sciocca? Quei due hanno l'asino, e vanno a piedi!». A questo punto l'anziano monaco dice al ragazzo: «Torniamo a casa».
Strada facendo gli spiega: «Hai capito la lezione, figliolo? Per quanto ti sforzerai di assecondare gli altri, ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da ridire. E allora tu impara a tirar diritto per la tua strada e a non prestare ascolto alle chiacchiere della gente».