Omelia (22-09-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Commento su Marco 9,30-37 La lettera di Giacomo e il vangelo ci svelano il segreto della vita di Maria e di Gesù. Loro non parlano prima di tutto di umiltà ma l'umiltà è la conseguenza naturale di altre virtù. Maria e persino Gesù come uomo si riconoscono creature, piccole con tanti doni di fronte all'infinito Dio. Sono semplicemente, per grazia, sinceri. La sapienza è anzitutto pura ossia porta verso la sincerità. La purezza non è prima di tutto un fatto sessuale ma la sincerità di cuore. Se penso ad essere umile sono concentrato su me stesso, rischio la falsa modestia, se invece sono sincero sono naturalmente umile, nella grazia vedo che sono una creatura, che posso imparare da tutti e da tutto. La sincerità è un dono fontale perché lascia entrare lo Spirito nel cuore. Posso fare peccato ma se lo riconosco almeno per certi aspetti lo Spirito entra lo stesso nella sua misericordia. Posso essere in certe cose generoso ma con motivazioni insincere e allora faccio cose anche esternamente buone ma il cuore non si apre così tanto. La sincerità è apertura autentica del cuore. Solo l'amore senza condizioni, capace di portarmi verso la pienezza, di Dio può aprire gradualmente il mio cuore. Neanche io posso entrare da solo nel mio cuore senza questo amore di Dio meraviglioso. In lui vedo che ogni cosa di me è amata, per ogni problema, per ogni speranza, vi è una risposta meravigliosa. Altrimenti il cuore ha paura e si difende, si chiude. Solo lasciando entrare questo amore entro gradualmente nelle profondità di me stesso. La sincerità è un abisso nel quale posso venire portato gradualmente perché paure, difese, chiusure, fasulle giustificazioni, schemi, li vivo così naturalmente che solo un cammino di crescita me li fa riconoscere. Su tale via accogliendo gradualmente lo Spirito cresco anche verso le altre virtù. E l'umiltà è conseguenza anche delle altre virtù: per esempio se amo sto attento all'altro e non metto me stesso al centro. Gesù per amore è stato nascosto a Nazaret per trent'anni e per amore si è trasfigurato davanti ai discepoli. Non è che ha detto ora mi sono stufato e vi faccio vedere chi sono. Tutto al momento dell'amore attento. L'amore è umile mentre l'umiltà presa da sola può farmi dire non faccio questa tal cosa per non mettermi in mostra. Ma in certi casi quella cosa andava fatta, per il bene degli altri. Si è trattato non facendola di una falsa umiltà, di un ripiegamento su sé stessi. Amore di Dio e sincerità mi mettono sulla via di una crescita serena, semplice, piena di buonsenso nella luce. Imparo gradualmente a non raccontarmi balle e nemmeno ad accusarmi senza buonsenso. Sono sempre più vivo, aperto allo Spirito, perché mi do risposte non moralistiche ma semplici e autentiche. Non devo dire per forza che ho fatto peccati. Se non è stato solo un nervosismo ma ho chiuso volontariamente il cuore a Dio o a qualcuno lo riconosco. Quando mi accuso meccanicamente, senza buonsenso, per il moralismo che mi è stato trasmesso, vengo distolto dalle semplici, autentiche e vivificanti aperture del cuore che invece potrei vivere. Potevo fare un semplice sorriso ad una persona, dire un piccolo ciao a Dio ma ho sottovalutato queste semplici aperture accusandomi invece per esempio di scatti d'ira involontari. Questo camminare con semplicità e buonsenso nella luce che vedo come dice oggi san Giacomo mi porta verso la pace e l'armonia, mentre il ripiegamento su me stesso dei moralismi mi lascia nei malesseri così ben descritti da san Giacomo: ci sentiamo giudicati, giudichiamo, siamo scoraggiati, agitati, in competizione, siamo chiusi... Venga l'amore semplice e sereno, pieno di buonsenso, di Dio a sciogliere i nodi della nostra vita e ad aprirci il cuore verso la pienezza. Non per nulla Gesù parla spesso della semplicità e della trasparenza dei bambini. Lì finalmente lasciamo che apra il nostro cuore al suo amore sereno. |