Omelia (22-09-2024) |
diac. Vito Calella |
Sentinella di me stesso e dei miei fratelli e sorelle Chi è Gesù? Gesù è "sentinella di se stesso" identificandosi con un bambino In primo luogo: è tipico dei primi anni di vita affidarsi alla propria mamma e al proprio papà. Gesù vegliava sulla sua umanità, continuamente tentato dalla radice maligna dell'egoismo! Lo fece rinnovando continuamente la sua opzione fondamentale dell'obbedienza alla volontà di Dio Padre, così come un bambino confida e segue le indicazioni dei suoi genitori. Immaginiamo Gesù obbediente alla volontà di Dio Padre, lottando costantemente contro le tentazioni, assumendo una faccia dura davanti ai suoi avversari e pregando con le parole del Salmo 53,6: «Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vita». In secondo luogo: la semplicità, la mitezza e l'innocenza dei bambini ci rivelano l'identità di chi veramente si avvale al 100% del dono divino dello Spirito Santo, riversato nel mondo interiore della sua coscienza. La Parola di Dio, attraverso San Giacomo, descrive lo Spirito Santo come: «la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera» (Gc 3,17). Essere "come un bambino" significò per Gesù "lasciarsi condurre dallo Spirito Santo"! In terzo luogo: il bambino ci ricorda la realtà dei poveri, dei più sofferenti. Il bambino ha bisogno di tutte le cure, è una persona dipendente dal sostegno dei suoi genitori e degli adulti. I poveri, soprattutto i malati e gli anziani, diventano improvvisamente come bambini perché dipendono dall'aiuto degli altri. Gesù, obbediente alla volontà di Dio Padre e costantemente guidato dallo Spirito Santo, è diventato: «l'ultimo di tutti e colui che serve tutti» (Mc 9,35b). Ha avuto il coraggio di donare interamente la sua vita, affrontando le avversità causate da chi si sentiva a disagio a causa delle sue azioni liberatrici a favore dei più poveri e degli esclusi (miracoli compiuti il sabato, guarigione dal contatto con i lebbrosi) e per gli interrogativi suscitati dai suoi insegnmenti. Per questo sapeva, e lo diceva per la seconda volta, che «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà» (Mc 9,31). È la profezia attestata nel libro della Sapienza, quando gli uomini, schiavi dei propri istinti, sentimenti e pensieri egoistici, fanno soffrire chi vede la verità e addirittura progettano la sua morte: «Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà» (Spa 2,17-20). Il discepolo di Gesù impari a diventare "sentinella di se stesso" Come Gesù, ciascuno di noi, se vuole essere suo discepolo, impari ad essere sentinella di se stesso, facendo l'esperienza concreta di lasciarsi evangelizzare da un bambino. Potrebbe trattarsi di un bambino bisognosoma anche di una persona malata o anziana, che deve accettare di essere ospitato e curato come un bambino, poiché ha bisogno dell'aiuto gratuito degli altri per sopravvivere e continuare ad avere speranza. Cristo risuscitato ci ha esortato oggi dicendo: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37). L'incontro con Cristo risuscitato, presente nella carne dei poveri, soprattutto dei bambini abbandonati, dei malati, degli anziani, ci aiuta a smontare i piedistalli della nostra ricerca di vanto e di successo, perché ci tormenta continuamente la tentazione di vivere al servizio dei nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici e possiamo agire nella nostra vita scegliendo consciamente o inconsciamente solo ciò che incensa il nostro "ego" e chi sostiene i nostri progetti personali. La Parola di Dio, attraverso l'apostolo Giacomo, ci mette in guardia dal pericolo di trasformare le nostre "conoscenze" tecniche e scientifiche in un "idolo", dimenticando la sapienza più grande e migliore dello Spirito Santo, sempre a disposizione dentro di noi: «Chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza. Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità. Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrestre, materiale, diabolica» (Gc 3,13-15). La fiducia assoluta nella psicologia, nelle scienze umane applicate alla tecnologia, può ingigantire l'idolatria dell'"io" e del "denaro", soffocando il dono della «sapienza che viene dall'alto», cioè dello Spirito Santo che illumina il nostro incontro orante con la parola di Dio. Cerchiamo di essere sentinelle di noi stessi! Quanto più acquisiamo la saggezza umana, tanto più non dimentichiamo di invocare incessantemente lo Spirito Santo, affinché la potenza della "conoscenza" umana non diventi serva dell'idolatri del proprio "Io" e del "denaro". Chi è Gesù? Gesù è la nostra sentinella con la pratica della correzione Domenica scorsa Gesù aveva rimproverato Pietro dicendo: «Vai dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33). Gesù fu "sentinella del fratello" applicando la dura correzione, perché l'apostolo, pur avendo proclamato molto bene la professione di fede («Tu sei il Cristo» Mc 8,29), si era dimostrato immaturo e arrogante, volendo interpretare umanamente il senso del messianismo di Gesù, perché è sempre difficile accettare lo stile di vita del servo sofferente! Questa domenica Gesù corregge l'intero gruppo dei dodici apostoli, «poiché», dopo il secondo annuncio della sua passione, morte e risurrezione, «avevano discusso lungo la strada su chi fosse il più grande» (Mc 9,34). È difficile accettare la correzione. Scopriremo, leggendo il capitolo 10 del Vangelo, dopo il terzo annuncio della passione, morte e risurrezione di Gesù, che questo tema del cercare il primo posto, la gloria, l'essere al di sopra degli altri, è un virus difficile da affrontare e da rimuovere dalla coscienza e dalla concreta pratica quotidiana. Gesù correggerà ancora una volta i dodici sulla loro persistente ricerca del primo posto e sulla loro incoerenza nell''abbassarsi per servire concretamente gli ultimi e i più poveri, dicendo che «il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto di tutti» (Mc 10,45). Il discepolo di Gesù impari ad essere "sentinella del fratello", come san Giacomo Nella lettera di san Giacomo abbiamo ascoltato una testimonianza coraggiosa della pratica di misericordia della correzione dei fratelli e sorelle in Cristo. L'apostolo ebbe il coraggio di denunciare che tra i cristiani c'erano comportamenti incoerenti e profondamente egoistici. È sorprendente vedere che tra loro vi fossero persone che instauravano rapporti diabolici che non rispettavano la dignità dell'altro: «Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni» (Gc 4,1-3). Nessuno è immunizzato dalla radice del male dei propri istinti, sentimenti e pensieri egoistici. Apparentemente una persona può apparire agli altri, fuori casa, saggia, disponibile, caritatevole; ma in casa non riesce a controllare la sua fragilità, perché non ha ancora accettato di abbandonarsi umilmente all''azione liberatrice dello Spirito Santo, accogliendo e consegnando il suo cuore spezzato al Signore Gesù, il servo sofferente, e al Padre misericordioso e fedele. . Ringraziamo la Santissima Trinità per il dono di persone che veramente ci amano e soffrono mentre svolgono in nostro favore, per la nostra conversione, la dura opera di carità della correzione. |