Omelia (22-09-2024) |
Agenzia SIR |
L'annuncio tra la strada e la casa La parola di Dio di questa domenica ritorna sul tema della morte e risurrezione di Gesù. È la seconda volta che Gesù annuncia ai suoi discepoli l'evento tragico della sua morte. La prima volta, l'aveva fatto presso Cesarea di Filippo, in territorio pagano (8,31). Oggi ripete questo annuncio mentre attraversavano la Galilea (9,31). La terza volta, lo farà sulla strada per salire a Gerusalemme (10,32-34). Tre volte per sottolinearne l'importanza. La reazione degli apostoli è ogni volta l'incomprensione: "Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo". Tale incomprensione viene sottolineata da San Marco, riferendo ogni volta un episodio in cui i discepoli si comportano in un senso esattamente contrario a quanto Gesù sta dicendo loro. Oggi discutono tra loro su chi fosse il più grande. A questa caparbietà, Gesù risponde ogni volta con una catechesi: la prima volta sulla croce; la seconda (oggi) sulla piccolezza; la terza volta sul servizio. Spunti di riflessione Gesù fa i tre annunci camminando. San Marco ama presentare Gesù in movimento, sulla strada. Egli è un rabbi itinerante e viene incontro a noi sulle strade della vita. Tante volte, però, i nostri occhi sono incapaci di riconoscerlo, come i due di Emmaus. Gesù "insegnava ai suoi discepoli". "Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo". Capita anche a noi di non voler fargli delle domande su certe situazioni della nostra vita, perché temiamo proprio la risposta. Preferiamo far finta di non capire, perché non siamo pronti ad agire di conseguenza. "Quando fu in casa, chiese loro...". Gesù esce di casa per percorrere le strade e incontrare la gente, ma ama pure ritornare a casa per gustare l'intimità con i suoi. Lì commentano i fatti della giornata e i discepoli chiedono ulteriori spiegazioni su quanto non hanno capito. Non questa volta, però! "Di che cosa stavate discutendo per la strada? Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro su chi fosse più grande". Per caso, non succede anche tra noi qualcosa di simile? Tutti cerchiamo un posticino al sole della stima e apprezzamento altrui. Tutti vogliamo eccellere in qualcosa. Per questo anche noi taciamo. Ci vergogneremmo di confessarlo. Ma perché non chiedercelo personalmente: dove cerco io di primeggiare? Sarebbe una buona occasione per stanare il serpentello della nostra vanagloria! "Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro...". Il Maestro siede in cattedra, li chiama e parla loro. Ebbene, volete sapere chi è il più grande? "L'ultimo di tutti e il servitore di tutti". Quindi, devi andare in coda! E per essere ben chiaro, alla parola aggiunge un gesto: "Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me...". Il bambino era il simbolo della piccolezza, di colui che non contava nulla tra i "grandi" della casa. Oggi, però, forse Gesù collocherebbe in mezzo a noi qualcun altro. Chi? Chissà uno di quelli di cui parla in Matteo 25: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me"! Commento a cura di padre Manuel João Pereira Correia, mccj |