Omelia (20-09-2024) |
Missionari della Via |
Sta scritto che «Gesù andava per città e villaggi predicando e annunciando il regno di Dio». Con Lui, oltre i dodici apostoli vi sono anche alcune donne; per la mentalità di allora era un fatto rivoluzionario (anche se forse ancora oggi può essere visto come un fatto rivoluzionario, vista la mentalità maschilista ancora diffusa, purtroppo anche in alcuni ambiti della Chiesa). Un giorno mi raccontarono che un sacerdote aveva detto ad una suora che non poteva fare nessuna direzione spirituale, e non perché non ne era capace, ma solo in quanto donna! Secondo il pensiero estremista di questo sacerdote, soltanto a loro era consentito guidare spiritualmente le persone, perché solo loro hanno ricevuto questa facoltà grazie dall'ordinazione sacerdotale. Inutile dire che questo pensiero era stato inculcato da una certa corrente ecclesiale elitaria che ha visto ben presto la fine. A tal proposito, ringraziamo tanto papa Francesco che sta valorizzando le donne nella Chiesa, ricordando il loro ruolo imprescindibile nella Chiesa (che è madre!), dando anche loro incarichi importanti, non intesi come forma di potere ma come servizio ecclesiale. Inoltre, il Vangelo sottolinea che le donne stavano con Gesù aiutandolo con i loro beni. Chissà quanti di noi aiutano Gesù con i propri beni, e quando dico "beni" intendo sia i beni materiali sia i beni spirituali, compreso il tempo che Dio ci ha donato da vivere. Chissà quanto tempo e quante cose dedichiamo ad altre sciocchezze inutili, sprecando la possibilità di investirli, di metterli a frutto per cose che hanno il sapore di eterno, che sono quelle cose che un giorno ci permetteranno di presentarci con fiducia davanti al Signore. Coraggio, oggi è dunque un nuovo giorno per non sprecare le cose che Dio ci ha donato; doniamoci con generosità, nella speranza che un giorno possa dirci: «bene, servo buono e fedele: prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25,21). L'amore verso Dio e il prossimo deve riflettersi in tutti gli atti della vita. «C'era un uomo di cultura e istruzione estremamente limitate, la cui adolescenza era trascorsa nei lavori di sartoria. Fin dal suo ingresso nel convento dell'Ordine dei Francescani, i superiori gli avevano affidato la confezione dei sai di tutti i religiosi, ritenendo fosse questa la missione a lui più adeguata. Ora, non tardò ad evidenziarsi, agli occhi di tutta la comunità, quanto il nuovo religioso, così sprovvisto di acume e di conoscenze umane, era esimio non solo nella tecnica del cucito, ma anche, e soprattutto, nella pratica della virtù, poiché era diventato conoscitore di una scienza infinitamente superiore da Colui che aveva nascosto i misteri del suo Regno ai sapienti e li aveva rivelati ai piccoli (cfr. Lc 10, 21). Infatti, la sua vita monacale trascorse in totale dedizione, assumendo i suoi doveri con profonda serietà, spirito soprannaturale, inalterabile mansuetudine e generosità. Sarto animato e obbediente, non rifiutava mai nessun servizio che gli veniva chiesto; anzi, cercava di indovinare le necessità dei suoi fratelli d'abito e anticipava i loro desideri. Non appena si accorgeva che la tunica di un religioso era molto vecchia e consunta, subito il suo amore lo spingeva a confezionarne una nuova, con la massima cura e diligenza. Giunto al termine di questa peregrinazione terrena, egli si trovava nel suo letto di dolore pronto a esalare l'ultimo sospiro, dopo aver ricevuto i sacramenti, si rivolse ai frati che lo accompagnavano in questo supremo momento, implorando: "Per favore, portatemi la chiave del Cielo!". Afflitti, quei figli di San Francesco pensarono che si trattasse di un delirio preludente alla morte. Ma, timorosi di non realizzare l'ultima volontà di un fratello tanto amato, cercarono diversi oggetti: un libro di pietà, una reliquia del Santo di sua speciale devozione, un crocifisso, le Sacre Scritture, senza riuscire a soddisfare l'insistenza del povero agonizzante: "Per favore, portatemi la chiave del Cielo!". Finalmente, uno dei religiosi, con cui aveva più convissuto, ebbe un'ispirazione: corse in sartoria, prese un ago consumatissimo e lo consegnò al moribondo. Costui, grato e sollevato, prese con mano tremante il piccolo strumento, inseparabile compagno nei lunghi anni di vita religiosa, lo baciò, si fece il segno della Croce con esso e rese la sua anima a Dio, gioioso e in pace» (https://www.madonnadifatima.org/post/vii-domenica-del-tempo-ordinario-anno-c). Egli non si era sbagliato. Infatti, tale oggetto, che aveva utilizzato durante la vita non solo per cucire, ma anche per santificarsi, nella pratica eroica della virtù della carità, gli sarebbe servito da chiave, nel superare la soglia della morte, per poter penetrare nel piacere della visione beatifica. |