Omelia (22-09-2024) |
don Lucio D'Abbraccio |
Essere primi significa servire! Nel Vangelo di questa Domenica, Gesù annuncia per la seconda volta ai discepoli la sua passione, morte e risurrezione. L'evangelista Marco mette in risalto il forte contrasto tra la sua mentalità e quella dei dodici Apostoli, che non solo non comprendono le parole del Maestro e rifiutano nettamente l'idea che Egli vada incontro alla morte (cf Mc 8,32), ma discutono su chi tra loro si debba considerare «il più grande». L'autore sacro, infatti, narra che, lungo il cammino verso Gerusalemme, i discepoli di Gesù discutevano su chi «tra loro fosse più grande». Gesù spiega ad essi con pazienza la sua logica, la logica dell'amore che si fa servizio fino al dono di sé e, annota l'evangelista, Gesù rivolse loro una frase forte, che vale anche per noi oggi: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». Mediante questa frase lapidaria, il Signore inaugura un capovolgimento: rovescia i criteri che segnano che cosa conta davvero. Il valore di una persona non dipende più dal ruolo che ricopre, dal successo che ha, dal lavoro che svolge, dai soldi in banca. No! Assolutamente no! La grandezza, agli occhi di Dio, ha un metro diverso: si misura sul servizio. Non su quello che si ha, ma su quello che si dà. Vogliamo primeggiare? Allora dobbiamo servire. Servire, però, non è un'espressione di cortesia: è fare come Gesù, il quale, riassumendo in poche parole la sua vita, ha detto di essere venuto «non per farsi servire, ma per servire» (cf Mc 10,45). Dunque, se vogliamo seguire Gesù, dobbiamo percorrere la via che Lui stesso ha tracciato, la via del servizio. La nostra fedeltà al Signore dipende dalla nostra disponibilità a servire. Non c'è dubbio che seguire Cristo è difficile, ma, come Egli dice, solo chi perde la propria vita per causa sua e del Vangelo la salverà (cf Mc 8,35), dando senso pieno alla propria esistenza. Non esiste altra strada per essere suoi discepoli, non c'è altra strada per testimoniare il suo amore e tendere alla perfezione evangelica. Facciamoci allora delle domande: io, che seguo Gesù, mi interesso a chi è più trascurato? Oppure, come i discepoli quel giorno, vado in cerca di gratificazioni personali? Intendo la vita come una competizione per farmi spazio a discapito degli altri oppure credo che primeggiare significa servire? Inoltre, nella seconda lettura, abbiamo ascoltato che l'Apostolo Giacomo scrive: «Dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera». E l'Apostolo conclude: «Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia». Queste parole fanno pensare alla testimonianza di tanti cristiani che, con umiltà e nel silenzio, spendono la vita al servizio degli altri a causa del Signore Gesù, operando concretamente come servi dell'amore e perciò "artigiani" di pace. La Vergine Maria, umile serva del Signore, ci aiuti ad aprire sempre più il nostro cuore all'amore di Dio, mistero di gioia e di santità, e a comprendere che servire non ci fa diminuire, ma ci fa crescere. Amen! |