Omelia (23-09-2024)
Missionari della Via


Gesù, luce vera che illumina ogni uomo, ha detto ai suoi discepoli e quindi a ciascuno di noi: «Voi siete la luce del mondo e il sale della terra» (Mt 5,13). In quanto cristiani, siamo chiamati a portare la sua luce a tutti gli uomini perché «vedendo le nostre opere buone rendano gloria al Padre nostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Quale grande amore, quale grande fiducia ripone il Signore in noi, a tal punto tanto da farci suoi collaboratori! Non dice "sarete luce", ma "siete luce". Con il nostro agire siamo chiamati ad essere luminosi per illuminare il cammino di quanti non sanno che direzione prendere nella vita, di quanti sono nelle tenebre della menzogna, del peccato, della tristezza, di quanti si stanno smarrendo e brancolano nel buio più totale, immersi in vizi e peccati di ogni genere, sperando di trovar lì quella pienezza che solo in Dio si può trovare. Ecco la grandezza della nostra vocazione cristiana: non siamo stati creati a caso, solo per passare qualche anno qui sulla terra; ma siamo "figli di Dio", membra di Cristo, sue "prolunghe" nella storia, sognati per aiutare tanti a trovare in Lui lo splendore della verità e il calore della carità!

«La Chiesa è sale della terra, e luce del mondo, e lo fa con la testimonianza dell'amore fraterno, della solidarietà, della condivisione. Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala. Pensate ad una stanza chiusa per un anno; quando tu vai, c'è odore di umidità, ci sono tante cose che non vanno. Una Chiesa chiusa è la stessa cosa: è una Chiesa ammalata. La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano [...] In questa "uscita" è importante andare all'incontro; questa parola per me è molto importante: l'incontro con gli altri. Perché? Perché la fede è un incontro con Gesù, e noi dobbiamo fare la stessa cosa che fa Gesù: incontrare gli altri...» (papa Francesco).


Si raccoglie ciò che si semina!

Un giovane ingegnere comprò un piccolo campo in una pianura fertile. Dal momento che non era proprio esperto di coltivazioni, decise di chiedere informazioni a un vecchio contadino che abitava nei pressi. «Hai visto, Battistin, il mio campicello?».
«Ma certo. Confina con i miei», rispose il vecchio.
«Vorrei chiederti una cosa, Battistin: credi che il mio campicello potrebbe darmi del buon orzo?».
«Orzo? No, non credo che questo campo possa dare orzo. Da tanti anni vivo qui e non ho mai visto orzo in questo campo».
«E mais?», insistette il giovane. «Credi che il mio campicello possa darmi del mais?».
«Mais, figliolo? Non credo che possa dare mais. Per quanto ne so, potrebbe fornire radici, cicorie, ma mais no, non credo proprio».

Benché sconcertato, il giovane ingegnere replicò: «E soia? Mi potrebbe dare soia il campicello?».

«Soia, dice? Io non ho mai visto soia in questo campo. Al massimo, erba alta, un po' di rametti da bruciare».

Il giovane, stanco di ricevere sempre la stessa risposta, scrollò le spalle e disse: «Va bene, Battistin, ti ringrazio per tutto quello che mi hai detto, ma voglio fare una prova. Seminerò del buon orzo e vediamo che cosa succede!».
Il vecchio contadino alzò gli occhi e, con un sorriso malizioso, disse: «Ah, beh. Se lo semina... È tutta un'altra cosa, se lo semina!».

Oggi seminerò un sorriso, affinché la gioia cresca.
Oggi seminerò una parola di consolazione, per donare serenità.
Oggi seminerò un gesto di amore, perché l'amore domini.
Oggi seminerò una preghiera, affinché l'uomo sia più vicino a Dio.
Oggi seminerò parole e gesti di verità, per vincere la menzogna.
Oggi seminerò atti sereni, per collaborare con la pace.
Oggi seminerò un gesto pacifico, affinché i nervi saltino meno.
Oggi seminerò una buona lettura nel mio cuore, per la gioia del mio spirito.
Oggi seminerò giustizia nei miei gesti e nelle parole, affinché la verità trionfi.
Oggi seminerò un gesto di delicatezza, affinché la bontà si espanda.