Omelia (28-09-2024) |
Missionari della Via |
Dal Vangelo di oggi vogliamo sottolineare il timore dei discepoli di interrogare Gesù quando questi inizia a parlare di sofferenza. Vi è qui un aspetto delicato che tante volte si vive nei momenti di malattia terminale. Tante persone attorno al malato fanno finta di nulla, non parlano della morte che si avvicina, anzi spesso dicono che tutto si sistemerà, si tenta di esorcizzare la morte non parlandone o illudendosi. Come uno struzzo nasconde la testa sotto terra pensando di non essere visto, così noi ci nascondiamo pensando che si possa evitare l'incontro con la sofferenza e la morte. Oppure che, in ogni caso, la cos migliore sia far finta di niente. Eppure le confidenze di tanti malati dicono il contrario, parlano del desiderio di sapere per potersi preparare! Che il Signore ci aiuti a discernere caso per caso e, in ogni caso, ad entrare nella logica del Vangelo e della vita che oltre le gioie è anche incontro con le sofferenze! Coraggio dunque, qualsiasi cosa tu stia in questo momento vivendo, alza lo sguardo, fissa la croce, contempla Colui che per amor tuo, tutto se stesso ha donato! «Nel momento del trionfo Gesù annuncia in qualche modo la sua Passione. I discepoli però erano talmente presi dal clima di festa che non capirono queste parole; restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso. E non chiesero spiegazioni. Meglio non parlarne, dunque. Meglio non capire la verità. Avevano paura della croce. In verità, anche Gesù ne aveva paura. E tanta era la sua paura che quella sera del giovedì ha sudato sangue. Ha persino chiesto a Dio: "Padre allontana da me questo calice"; ma, ha aggiunto, "sia fatta la tua volontà". E questa è la differenza. Questo è anche ciò che capita quando ci si impegna nella testimonianza del Vangelo, nella sequela di Gesù. Siamo tutti contenti, ma non ci chiediamo altro, non parliamo della croce. Eppure, come esiste la regola che il discepolo non è più grande del maestro, così esiste la regola per cui non c'è redenzione senza l'effusione del sangue. E non c'è lavoro apostolico fecondo senza la croce. Ognuno di noi può forse pensare: e a me cosa accadrà? Come sarà la mia croce? Non lo sappiamo, ma ci sarà e dobbiamo chiedere la grazia di non fuggire dalla croce quando arriverà» (papa Francesco). |