Omelia (29-09-2024)
don Roberto Seregni
Siamo di Cristo

La settimana scorsa abbiamo visto che il protagonismo personale, la ricerca di grandezza individuale puó contaminare seriamente la crescita del Regno di Dio. Questa settimana, invece, abbiamo a che fare con il protagonismo comunitario dei dodici. Marco, senza fare troppi giri di parole, dice chiaramente che i discepoli vogliono sabotare l'azione di un esorcista che sanava nel nome di Gesù perché non era uno di loro. Questo è quello che succede quando si dimentica che la comunità cristiana ha il suo centro in Cristo e che nessuno ha il diritto di definire la circonferenza dell'azione del suo Spirito.
La duplice proposta di "liberazione" che il maestro Gesù offre ai suoi discepoli, che rischiano di cadere nella trappola dell'autocelebrazione, è estremamente attuale.
Da una parte, Gesù ci invita a non essere pietra di inciampo nel camino di fede di chi ci è vicino, specialmente dei piú "piccoli", cioè di coloro che hanno una fede semplice, senza troppi equipaggiamenti teologici. Dall'altra, il maestro ci invita a fare pulizia nel nostro personale cammino di fede. La mano da tagliare è quella del nostro desiderio di possesso, il piede da mozzare è quello che ci allontana dai passi della carità, l'occhio da cavare è quello che si chiude per non vedere il bisogno di un fratello.
Ancora una volta la Parola ci dà uno scossone per mettere sotto la lente di ingrandimento lo stile delle nostre comunità parrocchiali, movimenti e gruppi pastorali. Ogni azione, scelta e proposta deve puntare verso Gesù; i riflettori devono illuminare il suo volto, non il nostro. Dobbiamo convertirci in una freccia luminosa puntata in direzione di Cristo: tutto deve parlare di lui, tutto deve annunciare lui. Dobbiamo smettere di contare se siamo pochi o tanti, giovani o vecchi, belli o brutti, e iniziare a mettere lui al centro di tutto e scegliere gli stessi cammini che lui ha scelto: la solidarietà con gli ultimi, l'attenzione agli emarginati e la gratuità scandalosa dell'amore. Questo, e solo questo, fa la differenza.

don Roberto Seregni