Omelia (12-02-2006) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo! Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento. Come vivere questa Parola? Con il termine "lebbra", gli antichi indicavano tutte quelle malattie della pelle che si rivelavano contagiose. La norma aveva quindi una portata igienico-sanitaria, ed era finalizzata a salvaguardare la salute comunitaria. Il lebbroso, inoltre, a causa della sua malattia aveva perso l'integrità fisica richiesta per compiere atti di culto che, di conseguenza, gli venivano preclusi. Non solo: il malato doveva essere accuratamente evitato per impedire che il contatto con lui rendesse a sua volta impuri. Oggi la lebbra viene considerata alla stregua delle altre malattie infettive e come tale curata. Ma è scomparso realmente il "tabù" che crea barriere di incomunicabilità in nome di una "purità" legale? Quanti emarginati battono ancora le nostre strade! Uomini, donne bambini che la società volutamente ignora, perché è scomodo ammettere che nelle periferie delle grandi città, nelle stazioni ferroviarie, sotto i ponti si ammassa gente senza volto e senza nome, che pure ha la nostra stessa dignità. Che dire poi di quei giovani che, assetati di una qualità diversa di vita e delusi nelle loro attese, sono caduti nei lacci della droga? E delle prostitute, obbligate a battere la strada? Dei carcerati che si portano il marchio avvilente di uno sbaglio sebbene scontato e riscattato? E poi ci sono i "lebbrosi" creati dalle nostre prevenzioni, dai giudizi inappellabili e spesso gratuiti, dal nostro farisaico puntare il dito... I "lebbrosi" che allontaniamo con il pretesto di "non contaminare" i nostri ambienti. Gesù non esiterebbe a tendere la mano e riammettere nella sua amicizia. E tu? Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a guardare negli occhi le persone che ho allontanato dal mio cuore, emarginandole con giudizi talvolta pesanti e magari scavando intorno a loro un penoso vuoto con le mie mormorazioni. Chi è il lebbroso: loro o io? Porterò poi lo sguardo su Gesù e gli chiederò: Stendi la tua mano, Signore, tocca la mia lebbra e guariscimi! Sì, perché la lebbra più terribile è quella che intacca il mio cuore ogni volta che cedo alla tentazione di trinciare giudizi che feriscono e possono anche soffocare per sempre desideri di bene che tentavano di aprirsi un varco oltre lo sbaglio commesso. La voce delle Chiese cristiane Perché, dato che guarisce il malato con la sua volontà e con la sua parola, Gesù aggiunge anche il tocco della sua mano? Io ritengo che per nessun altro motivo lo faccia, se non per mostrare che non c'è niente di impuro per un uomo puro. Giovanni Crisostomo |