Omelia (29-09-2024)
don Lucio D'Abbraccio
La “patente di credenti” non appartiene al cristiano!

Il Vangelo della Liturgia odierna ci racconta un breve dialogo tra Gesù e l'Apostolo Giovanni, che parla a nome di tutto il gruppo dei discepoli. Marco annota che Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Gesù, a questo punto, li invita a non ostacolare chi si adopera nel bene, perché concorre a realizzare il progetto di Dio. L'evangelista narra che: «Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa"». Poi ammonisce: invece di dividere le persone in buone e cattive, tutti siamo chiamati a vigilare sul nostro cuore, perché non ci succeda di soccombere al male e di dare scandalo agli altri (cf vv. 42-45.47-48).
Le parole di Gesù svelano insomma una tentazione e offrono un'esortazione. La tentazione è quella della chiusura. I discepoli vorrebbero impedire un'opera di bene solo perché chi l'ha compiuta non apparteneva al loro gruppo. Pensano di avere "l'esclusiva su Gesù" e di essere gli unici autorizzati a lavorare per il Regno di Dio. Ma così finiscono per sentirsi prediletti e considerano gli altri come estranei, fino a diventare ostili nei loro confronti. Ogni chiusura, infatti, fa tenere a distanza chi non la pensa come noi e questo - lo sappiamo - è la radice di tanti mali della storia: dell'assolutismo che spesso ha generato dittature e di tante violenze nei confronti di chi è diverso.
Ma occorre anche vigilare sulla chiusura nella Chiesa. A volte anche noi, invece di essere comunità umili e aperte, diamo l'impressione di fare "i primi della classe" e tenere gli altri a distanza. Anziché accogliere e cercare di camminare con tutti, esibiamo la nostra "patente di credenti": "io sono credente", "io sono cattolico", "io appartengo a questa associazione, io a quell'altra, etc...". Esibire la "patente di credenti" per giudicare ed escludere è peccato. Peccato di superbia e orgoglio. Chiediamo la grazia di superare la tentazione di giudicare e di catalogare, e che Dio ci preservi dalla mentalità del "nido", quella di custodirci gelosamente nel piccolo gruppo di chi si ritiene buono: il parroco con i suoi fedelissimi, gli operatori pastorali chiusi tra di loro perché nessuno si infiltri, i movimenti e le associazioni nel proprio carisma particolare, e così via. Tutto ciò rischia di fare delle comunità cristiane dei luoghi di separazione e non di comunione. Lo Spirito Santo non vuole chiusure; vuole apertura, comunità accoglienti dove ci sia posto per tutti.
E poi nel Vangelo c'è l'esortazione di Gesù: invece di giudicare tutto e tutti, stiamo attenti a noi stessi! Infatti, il rischio è quello di essere inflessibili verso gli altri e indulgenti verso di noi. E Gesù ci esorta a non scendere a patti col male, con immagini che colpiscono: "Se qualcosa in te è motivo di scandalo, taglialo!" (cfr vv. 43-48). Gesù è radicale in questo, esigente, ma per il nostro bene, come un bravo medico. Ogni taglio, ogni potatura, è per crescere meglio e portare frutto nell'amore. Chiediamoci allora: cosa c'è in me che contrasta col Vangelo? Che cosa, concretamente, Gesù vuole che io tagli nella mia vita?
Ed infine, nella Liturgia odierna risuona anche l'invettiva dell'apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi. Al riguardo, Cesario di Arles così afferma in un suo discorso: «La ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finché la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione» (Sermoni 35,4). Le parole dell'apostolo Giacomo, mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli.
Per intercessione di Maria Santissima, preghiamo il Signore affinché ci aiuti a essere accoglienti verso gli altri e vigilanti su noi stessi così da saper gioire per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Amen!