Omelia (06-10-2024)
padre Ezio Lorenzo Bono
L' adulterio dell' anima di Anna Karenina

I.
Lo scrittore russo Lev Tolstoy non fu solo un grande romanziere, ma anche filosofo ed educatore. Nel suo meraviglioso romanzo Anna Karenina (presente in tutte le classifiche dei libri da leggere almeno una volta nella vita) parla del tradimento di questa con il conte Vronskij, mostrando che non si trattò solo di un tradimento nei confronti del marito, ma anche di sé stessa e della sua famiglia, provocando uno squilibrio interiore. Tolstoj descrive con grande maestria il peso crescente di questa scelta, che dall'iniziale fuoco di passione si trasforma, a poco a poco, in un abisso di solitudine e disperazione. Anna si ritrova intrappolata in una rete di inganni e sensi di colpa, fino a che la sua vita non si spezza in un finale tragico (che non svelerò per rispetto di chi ancora non ha letto il romanzo).
Tolstoy come un vero educatore, mostra che l'adulterio, nella sua essenza, è molto più di un tradimento esterno: è una frattura interiore, una divisione dell'anima, non è solo la rottura di un patto con l'altro, ma di un patto con sé stessi e con Dio. Quando ci allontaniamo da questo impegno sacro, non ci stiamo allontanando solo da una persona, ma dalla nostra stessa chiamata all'amore vero.

II.
Il Vangelo di questa domenica ci parla dell'indissolubilità del matrimonio. E Gesù, con altrettanta maestria, ci porta a comprendere nel profondo il significato del matrimonio. Ai farisei che "gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie", Gesù chiede sorprendentemente non "Che cosa vi ha ordinato Dio?", ma "Cosa vi ha ordinato Mosè", facendo quindi una netta separazione tra ciò che dice Dio e ciò che dice l'uomo. Mosè aveva permesso di ripudiare la moglie consegnandole un libello per proteggere la donna, permettendole così di poter sposarsi di nuovo e non essere condannata a rimanere da sola o ad essere perseguitata. Ma Gesù riporta e riparte dall'inizio: "all'inizio non era così". Riporta i suoi interlocutori al disegno primordiale di Dio che creò l'uomo maschio e femmina. È significativo che Gesù non si rifà al racconto jahvista (maschilista) della creazione della donna tratta dalla costola dell'uomo, ma a quello sacerdotale, dove Dio creò l'uomo maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza, perché diventassero una sola carne. Questo è il sogno primordiale di Dio sull'uomo (maschio e femmina), e quindi non è possibile l'entrata di un altro/a: Ad-ulterio, in latino vuol dire proprio "darsi ad (un) altro.
Gesù afferma l'indissolubilità non come un cappio al collo del matrimonio, ma come la sua condizione di possibilità: un amore o è per sempre e fedele, o non è amore. Non si ama a tempo determinato o parzialmente. Nella relazione tra l'uomo e la donna, non possono intromettersi "altri" se no salta la relazione. In questo modo si condanna ogni forma di bigamia o poligamia: "i due diventeranno una carne sola", non i tre, i cinque...
E questo vale per ogni tipo di relazione importante. Possiamo essere "ad-ulteri" anche nella relazione con Dio, quando si intromettono altri dei o idoli. Per questo si condanna ogni forma di politeismo e idolatria. Anche nell'amore per Dio non c'è posto per l'ad-ulterio, per un altro Dio o idolo. L'amore tra l'uomo e la donna è segno ("sacramento") dell'amore tra l'uomo e Dio e quindi non c'è posto per "altro", non c'è posto per l'ad-ulterio.
Anche altri tipi di relazione possono essere "ad-ulterati", quando si intromette qualcosa che va contro la relazione. In questo caso non si tratta tanto di un'altra persona che si intromette, ma di un ostacolo capace di inficiare e uccidere la relazione. Pensiamo per esempio al rapporto di amicizia: se si intromette la sfiducia, il tradimento, il sospetto, etc., questo "altro" può adulterare la relazione fino a farla morire. Nel rapporto con i compagni di lavoro o altro, se si intromette l' "altro" dell'invidia, della gelosia, della maldicenza, etc. può adulterare e far morire la relazione. In ogni rapporto interpersonale, se lasciamo intromettersi qualsiasi "altro" che è contro la relazione, come discriminazioni, pettegolezzi, calunnie, insincerità, etc., la relazione si adultera e muore.

III.
Per concludere, la cosa più importante nella vita non è acquisire beni o abilità, ma la capacità di intessere autentiche relazioni interpersonali. Se falliamo nel rapporto con l'altro, allora falliamo in tutto. Se falliamo come marito o moglie nella relazione con il coniuge, come creature nei confronti del nostro Creatore, o come amici e compagni nei confronti degli altri, diventiamo "ad-ulteri", adulteriamo l'anima, permettendo a un "altro" di infiltrarsi nelle nostre relazioni e distruggerle.
Anna Karenina pensava che la passione con Vronskij avrebbe soddisfatto il suo desiderio di felicità. Presto il disincanto ha preso il sopravvento: ha scoperto che l'amore non è semplicemente la soddisfazione di una passione o di un desiderio temporaneo, ma ha capito, troppo tardi, che l'amore autentico è impegno. Un impegno verso sé stessi, verso la famiglia, verso gli altri e verso Dio.

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