Omelia (06-10-2024) |
padre Antonio Rungi |
La sacralità del matrimonio secondo Gesù Celebriamo oggi la ventisettesima Domenica del Tempo Ordinario dell'anno liturgico. La parola di Dio che ci accompagnerà durante la celebrazione eucaristica ci fa riflettere sul tema della fedeltà coniugale, sulla dignità del matrimonio e sull'esperienza della coppia che deve relazionarsi l'uno all'altro nel rispetto reciproco e nella collaborazione. Il Vangelo di Marco, testo fondamentale per la nostra riflessione in questa domenica, parla, appunto, di questo problema. I Farisei pongono a Gesù la questione del matrimonio, della fedeltà coniugale e dell'atto di ripudio. Chiedono a Gesù se sia lecito o meno firmare questo da parte dell'uomo e mandare via la propria moglie. Gesù coglie l'occasione per far riflettere i suoi ascoltatori e interlocutori sul tema della dignità matrimoniale che attinge il suo significato dalla creazione. Dio crea l'uomo maschio e femmina, per cui l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due si uniranno in matrimonio per formare un progetto di vita insieme. Una sola carne esprime, quindi, questa comunione di persone all'interno di un cammino di coppia che essa intende fare per tutta la vita. Certamente non è sempre facile mantenersi fedeli l'uno all'altro e nell'ambito dell'esperienza della coppia spesso subentrano fattori destabilizzanti, che distraggono insieme o separatamente la coppia dal progetto di vita coniugale. In passato Mosè aveva permesso l'atto di ripudio, come Gesù ci ricorda nel Vangelo di questa domenica, da parte dell'uomo nei confronti della donna al quale Gesù aggiunge qualche cosa in più rispetto alla norma del passato. Se era permesso all'uomo di ripudiare la donna altrettanto la donna può ripudiare il marito nel momento in cui viene meno la fedeltà reciproca o tutto ciò che è necessario per una vita di amore, di sincerità, di autenticità nel rapporto coniugale. Gesù quindi condanna chiaramente tutto ciò che è separazione dell'uomo e della donna da un progetto di vita coniugale sincera, autentica, fondata sull'amore. Non c'è necessità da parte della coppia di separarsi, divorziare o addirittura procedere a un atto di non riconoscimento degli effetti del matrimonio stesso, nel momento in cui c'è comunione vera, ci si vuole bene, ci si ama e ci si rispetta. Allora tutto fila liscio... Quindi non è necessario l'atto di ripudio, ma se Mosè aveva permesso tutto questo nella legge antica lo concedeva esclusivamente per la durezza del cuore, dice Gesù giustamente. Egli mette in risalto quelli che sono i limiti della persona umana all'interno del matrimonio. Se il cuore non protende verso l'amore, ma si indurisce, diventa cattivo, è facile in questo caso, non entrare in un rapporto di relazione. vera, autentica con l'altra parte, con il partner e si rompono i vincoli coniugali, i vincoli affettivi. Quindi il Signore condanna apertamente tutto ciò che tende a separare ciò che Dio ha unito e fa riferimento all'atto sacramentale del matrimonio, che è unico e indissolubile. Per quanto riguarda la fede cattolica, l'etica cristiana, non è possibile per coloro che decidono di camminare insieme per tutta la vita sciogliere il vincolo coniugale. C'è sì la possibilità, ma bisogna procedere in modo cauto. L'annullamento dell'atto coniugale perché ci sono effettivamente stati degli impedimenti si può chiedere, soprattutto quando si nascosta e sono in gioco valori fondanti del matrimonio. L'atto matrimoniale è nullo non si è proceduto a un rapporto di autentico amore nella coppia. Gesù coglie anche l'occasione proprio in ragione di questa conflittualità che può nascere all'interno di una coppia di mettere al centro dell'attenzione della coppia stessa della vita. Guardiamo ai bambini ed ispiriamoci a loro. il modello a cui tutti quanti dobbiamo ispirarci il modello infantile della semplicità della innocenza della spontaneità che tipica dei bambini chiaramente se è un discorso morale religioso spirituale che riguarda la famiglia è improntata a questi valori il matrimonio stesso la famiglia regge nel tempo e anche nelle difficoltà nelle croci quotidiane che si devono affrontare. |