Omelia (13-10-2024)
don Michele Cerutti
100 volte tanto e la vita eterna

Quante volte questo testo evangelico lo abbiamo proclamato e meditato e mi accorgo sempre di più di come lo abbiamo relegato dentro in schemi ben definiti. Il tale che si avvicina a Gesù lo abbiamo chiamato il "giovane ricco" eppure il Vangelo smonta anche questa interpretazione. Infatti non ci viene detto se era giovane o vecchio, ma in questa persona possiamo vedere tutti noi che vogliamo chiedere di impegnarci sempre di più a vivere il Vangelo.
Non è la semplice storia di una vocazione mancata.
La domanda che questo tale pone mette in evidenza una dimensione che riguarda la vita eterna.
"Cosa debbo fare per meritare l'eternità?".
Molto spesso abbiamo messo in evidenza questo brano per letture vocazionali, mentre ci viene chiesto di guardare l'orizzonte ampio della gioia senza fine, di cui sicuramente la risposta anche al proprio stato di vita su questa terra è importante.
Diamo però uno sguardo che abbraccia tutte l'età.
Oggi tutti chiediamoci indipendentemente dalla nostra vocazione di sposati, preti, suore e religiosi: Cosa debbo fare per meritare la vita eterna?
Poniamoci come questo tale, che è impaziente di incontrare Gesù e corre subito ai suoi piedi.
Egli sarà stato affascinato di quello che si diceva del Maestro. Avrà cercato l'occasione giusta per incontrarlo e alla fine soddisfacendo la sua impazienza corre incontro e appena lo vede si inchina davanti a Lui perché ne riconosce la regalità.
Questa scaturisce dalla bontà che ha Gesù, infatti lo chiama: Maestro buono.
Il Signore stesso capisce quindi che chi ha di fronte è una persona capace di profondità e dopo avere compreso che i comandamenti rimangono la bussola della sua vita lo esorta ad andare oltre mettendo a disposizione ogni suo dono per i fratelli.
Un modo per dire ancora: Prendi il largo. Un modo per dire va dove l'acqua è più alta e sperimenta la gratuità di Dio.
Quando però l'asticella si alza il tale si trova disorientato e se ne va via triste.
Sullo sfondo di tutto questo brano fatto di grandi slanci iniziali e di delusioni finali c'è uno sguardo di Gesù pieno d'amore.
Da un lato fissa questo tale e dice Marco che lo amò.
Non c'è giudizio in Gesù, ma accoglienza indipendentemente dall'esito dell'incontro. Egli sapeva benissimo il rischio che correva nell'alzare l'asticella, ma non si è tirato indietro.
Questo vale per tutti noi chiamati per vocazione a guidare gli altri nell'incontro con Cristo e abbiamo il compito di amare anche quando ciò che proponiamo non viene accolto.
Non accontentiamoci di tenere basso il livello per avere più followers.
Questo sguardo Gesù lo volge poi verso i discepoli. Lo smarrimento è forte. Penso che deve essere stato duro per loro che da giorni sentono di mettersi al servizio e cercare ultimi posti oppure di essere come bambini che si lascino quindi sorprendere o ancor di più di morte e risurrezione del Maestro o di Regni che non sono di questo mondo e ora vedono anche che un tale con tutti gli attributi giusti andarsene via triste e non mettersi alla sequela.
La domanda nasce spontanea davanti a questo sguardo di Gesù che sarà stato di comprensione nei confronti dei suoi: Ma noi che ti abbiamo seguito cosa ne abbiamo in cambio?
Gesù li conforta e forse dopo settimane sentiamo parole che spingono in avanti l'animo di questi discepoli che subiscono batoste: Impossibile agli uomini, possibile a Dio.
La salvezza non è un nostro merito, ma scaturisce dalla gratuità di Dio che potranno comprendere gli apostoli solo alla luce della Pasqua.
Non scoraggiatevi davanti a tutto questo scenario ora incomprensibile sembra dire Gesù continuate a perseverare in mezzo alle prove e persecuzioni.
Sullo sfondo abbiamo comunità cristiane a cui Marco si rivolge che si ritirano ad ascoltare la predicazione degli apostoli nelle catacombe del cuore dell'Impero ovvero Roma.
Davanti a questo scenario occorre sapere trovare il 100 già su questa terra e sperimentare la garanzia della vita eterna riservata a chi non demorde nonostante tutto.
Anche noi sperimentiamo difficoltà perché mettersi a seguire un Maestro come Gesù non è semplice.
Anche noi però siamo invitati a scoprire il 100 già su questa terra.
Dove lo troviamo? In comunità cristiane capaci di perdono e di amore prima di tutto e nello sperimentare davanti ai pericoli la grazia sovrabbondante di Dio nonostante i nostri peccati.
Anche noi invitati a scoprire la garanzia della vita eterna tutte le volte in cui comprendiamo che su questa terra siamo di passaggio e invitati a guardare le cose di lassù.
Ci prepariamo alla festa dei defunti. Quante volte invocandoli comprendiamo che in mezzo alle difficoltà non ci lasciano mai in asso.
Anche questo è un modo per comprendere che la vita eterna è una realtà.
Solo così possiamo volare non solo dove l'acqua è più bassa, ma osare di andare dove possiamo comprendere l'ampiezza, la larghezza, la lunghezza e la profondità dell'amore di Dio.