Omelia (11-10-2024) |
Missionari della Via |
Commento al Vangelo Il discernimento è il motore centrale delle nostre relazioni in campo spirituale. Sì, perché c'è il rischio di ingannarsi, scambiando persino le cose cattive per opere di Dio e purtroppo anche al contrario. La prima condizione necessaria a un discernimento spicciolo e quotidiano è primariamente coltivare la bontà. Infatti la bontà ti predispone a capire le cose di Dio, a fiutare quando qualcosa è opera sua. Al contrario chi è sempre negativo o, peggio ancora, gode nei suoi pregiudizi che lo fanno sentire superiore, mette solo gli altri alla prova per giudicarli. La bontà, il benedire e pensare bene degli altri ci predispone quanto meno ad avere una misura di comprensione. Ovviamente per bontà non si intende un generico buonismo ma la bontà di Dio. Più ci predisponiamo ad amare come Lui e più capiamo le sue cose! Come nel Vangelo di oggi, chi coltiva un modo superficiale e violento di vivere, non riconosce l'opera di Dio e chiama bene il male. Che grande peccato! Il profeta Isaia lo denuncia così: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti. Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti, a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l'innocente. Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e una fiamma consuma la paglia, così le loro radici diventeranno un marciume e la loro fioritura volerà via come polvere, perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti, hanno disprezzato la parola del Santo di Israele» (Is 5, 20-24). È un brutto male quello di chi accusa ingiustamente, di chi fa l'opinionista con le cose di Dio. Stiamo attenti: anche noi, con tanta superficialità, possiamo adottare la stessa metodologia di chi facendosi strumento del male non custodisce le cose buone, anzi, con opere o anche con il silenzio aiuta la loro distruzione. Perciò, di fronte a dinamiche complesse abbiamo bisogno di discernimento. Quante volte nella chiesa stessa sono state ostacolate le opere di Dio? Si parla troppo e si discerne poco e ciò porta divisioni brutali e genera anche sofferenze profonde alla fede dei piccoli. Pensare di avere "la casa spazzata", essere sicuri di essere puri e giusti, ci predispone a fare cose peggiori di quelle che facevamo prima di incontrare il Signore. Prendiamoci sempre cura del nostro cuore e di avere occhi che sanno discernere il bene! Pensiamo alla delicatezza da avere nel discernimento sulla bontà del cammino familiare di una coppia: «È meschino soffermarsi a considerare solo se l'agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell'esistenza concreta di un essere umano. Prego caldamente che ricordiamo sempre ciò che insegna san Tommaso d'Aquino e che impariamo ad assimilarlo nel discernimento pastorale: «Sebbene nelle cose generali vi sia una certa necessità, quanto più si scende alle cose particolari, tanto più si trova indeterminazione». È vero che le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari. [...] Pertanto, un Pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni "irregolari", come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone. È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa. [...] Il discernimento deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti. Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio. Ricordiamo che «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà» (Papa Francesco). |