Omelia (13-10-2024)
Missionari della Via


Il Vangelo di questa domenica mette in crisi tutte le nostre false certezze, ci porta a guardare in profondità il nostro cuore e ci mette una sana inquietudine sulla possibilità di sprecare la nostra vita. Certo, tutto ciò se lo vogliamo!

Cogliamo due aspetti di questo Vangelo: il desiderio di qualcosa di grande che vi è in noi e i pericoli che possono ostacolare la realizzazione del sogno di Dio su di noi.

«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» Questa domanda che un tale, senza nome, pone a Gesù dice il desiderio che alberga nel cuore di ogni uomo: un desiderio di grandezza, di bellezza, di infinito, di vita eterna. La nostra vita lasciata al solo sforzo umano non è completa. Nessuno sforzo umano può colmare quella sete d'infinito che vi è nel nostro cuore. Certo, possiamo far finta di nulla, riempirci di cose vuote, correre per non pensare, per non ascoltare il nostro cuore ma saremo sempre degli incompiuti. Molti non hanno il coraggio di farsi questa domanda perché significherebbe ammettere di non essere autosufficienti; sarebbe mettere in gioco tutte le certezze che uno da solo si è costruito per andare avanti in questa vita. Come ha detto bene papa Francesco: «Alcuni pensano che sia meglio spegnere questo impulso - l'impulso di vivere - perché pericoloso. Vorrei dire, specialmente ai giovani: il nostro peggior nemico non sono i problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande della vita è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità. Un giovane mediocre è un giovane con futuro o no? No! Rimane lì, non cresce, non avrà successo. Questi giovani non andranno avanti. Il Beato Pier Giorgio Frassati - che era un giovane - diceva che bisogna vivere, non vivacchiare. I mediocri vivacchiano... Bisogna chiedere al Padre celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine. Ma, a casa, nelle vostre case, in ogni famiglia, quando si vede un giovane che è seduto tutta la giornata, a volte mamma e papà pensano: "Ma questo è malato, ha qualcosa", e lo portano dal medico. La vita del giovane è andare avanti, essere inquieto, la sana inquietudine, la capacità di non accontentarsi di una vita senza bellezza, senza colore. Se i giovani non saranno affamati di vita autentica, mi domando, dove andrà l'umanità? Dove andrà l'umanità con giovani quieti e non inquieti?»

Il secondo aspetto sono i pericoli che possono ostacolare la realizzazione del sogno di Dio su di noi, nello specifico i beni che questo tale possiede e che alla fine possiedono lui. Questo tale - di certo non cattivo, che cerca di osservare i comandamenti di Dio - rimane paralizzato davanti alla proposta di Gesù: «"Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni». Quest'uomo possedeva molti beni che alla fine non gli diedero sicurezza ma tristezza. Davanti all'amore e alla proposta di Gesù i beni che possedeva finirono per possederlo. Non fu libero di seguire il Signore perché questi beni erano il suo Dio. Davanti a questa immagine possiamo domandarci: quali sono i beni che ci imprigionano, che ci impediscono di seguire il Signore? Spesso non sono solo i beni materiali ma anche progetti, aspettative o persone alle quali chiediamo inutilmente vita, che alla fine soddisfano appieno non perché non vogliono ma perché non sono Dio! Noi leghiamo la felicità all'avere o meno determinate cose, al ricevere, al raggiungimento di determinati obiettivi; spesso la cerchiamo nell'avere e non nel dare. Per questo «La conclusione del racconto va nella direzione che non ti aspetti: Una cosa ti manca, va', vendi, dona ai poveri... Sarai felice se farai felice qualcuno; fai felici altri se vuoi essere felice. E poi segui me: capovolgere la vita. Il maestro buono non ha come obiettivo inculcare la povertà in quell'uomo ricco e senza nome, ma riempire la sua vita di volti e di nomi. E se ne andò triste perché aveva molti beni. Nel Vangelo molti altri ricchi si sono incontrati con Gesù: Zaccheo, Levi, Lazzaro, Susanna, Giovanna. Che cosa hanno di diverso questi ricchi che Gesù amava, sui quali con il suo gruppo si appoggiava? Hanno saputo creare comunione: Zaccheo e Levi riempiono le loro case di commensali; Susanna e Giovanna assistono i dodici con i loro beni (Luca 8,3). Le regole del Vangelo sul denaro si possono ridurre a due soltanto: a) non accumulare, b) quello che hai, ce l'hai per condividerlo. Non porre la tua sicurezza nell'accumulo, ma nella condivisione. Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Infatti il Vangelo continua: Pietro allora prese a dirgli: Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio cento volte tanto, avrai cento fratelli e un cuore moltiplicato. Non rinuncia, se non della zavorra che impedisce il volo, il Vangelo è addizione di vita» (p. Ermes Ronchi). Chiediamo al Signore il coraggio di ascoltare la nostra inquietudine, anche quando mette in gioco tutta la nostra vita e tutte le nostre certezze. Chiediamo la grazia di fidarci di Lui, consapevoli che il Signore non viene a togliere ma a donare cento volte più di quello che per amor suo lasciamo!

PREGHIERA

Dammi la forza e la grazia, o Signore, di farmi povero
di tutto per essere ricco di Te!