Omelia (13-10-2024)
padre Antonio Rungi
Signore cosa devo fare per ereditare la vita eterna?

Il Vangelo di questa domenica XXVIII del tempo ordinario, tratto dall'evangelista Marco, ci presenta un dialogo tra Gesù e un tale che Gesù incontra per caso mentre sta camminando. Tale persona gli va incontro e si getta ai suoi piedi e gli chiede una cosa molto importante per lui e indirettamente anche per noi: "maestro buono", così chiama Gesù. In questa espressione il tale indica la bontà di Dio, la tenerezza del Signore. Fatta la premessa chiede: "cosa devo fare per ereditare la vita eterna?" Una richiesta veramente bella da un punto di vista umano e spirituale, alla quale Gesù risponde in modo indiretto. Non dice subito: devi fare questo o quest'altro, ma fa una domanda a lui: se ha osservato i comandamenti di Dio, in particolare cita il non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza, onorare il padre e la madre. Questo tale risponde di sì, che tali comandamenti li ha osservati fin dalla sua giovinezza. Quindi sta tutto a posto da un punto di vista morale. Questa persona che ha agito secondo la legge di Dio, secondo la parola di Dio manifestata a Mosè sul Monte Sinai, vuol dire che ha operato bene. A tali leggi si aggiungono altre norme fondamentali per rispondere in pienezza alla chiamata di Dio e a fare un vero cammino verso il cielo. Questione che pure molti nell'Antico Testamento si ponevano e cercavano di trovare ad essa una risposta proprio nella parola di Dio. Dal momento che questo tale ha osservato i vari comandamenti Gesù dà un ulteriore suggerimento. Se vuole fare una cosa molto significativa e importante per lui, in quanto evidentemente Gesù si trova di fronte ad una persona ben vestita, ricca, con una condizione che depone a favore della ricchezza. Dice a questa persona che se vuole guadagnarsi la vita eterna deve vendere tutto quello che ha di darlo ai poveri. Dopo aver fatto questo gesto può mettersi alla sua sequela. Chiaro invito di Gesù alla sua sequela che richiede il distacco dalle cose materiali e soprattutto dai soldi. Tutto ciò può deviare il pensiero verso Dio per trasferirlo verso le cose materiali. L'evangelista Marco fa osservare che questo tale alla richiesta di Gesù diventò cupo in volto e triste. Con questa osservazione fa notare che il motivo stava nel fatto che egli aveva molti soldi, aveva molta ricchezza e chi ha molta ricchezza difficilmente si distacca da essa. Se vuole fare qualche cosa di importante e di diverso deve lasciare tutto. Quindi, in base alla risposta di questo tale si comprende che non ha assolutamente volontà di seguire Gesù povero. A questo punto non continua il dialogo con Gesù, il tale non dice vengo. Preso atto di questo rifiuto, Gesù fa osservare alla gente che sta vicino a lui, soprattutto indirizzando il suo sguardo sugli apostoli: quanto è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli, è più facile che un cammello entri in una cruna di un ago che un ricco possa entrare nel regno dei cieli. Questa affermazione risulta di difficile comprensione per gli Apostoli, che gli domandarono: "e chi può salvarsi?" Gesù replica che nulla è impossibile a Dio. Quindi anche la conversione di un ricco, di uno affamato di soldi, di uno che impronta la propria esistenza all'economia, al guadagno, al benessere, al piacere, può arrivare e quindi la salvezza. In conclusione, il dialogo tra gli apostoli e Gesù arriva ad una affermazione di principio morale: che è difficile per ogni cristiano che ama possedere, che ama raggiungere elevati stati economici e sociali, pensare e affidarsi di Dio, perché le cose del mondo, particolarmente il denaro, attraggono l'interesse di una persona che vive di questo. All'opposto le persone che vogliono seguire il Signore, si rendono liberi da ogni cosa che può condizionare il loro rapporto con Dio, si liberano, cioè dalle cose materiali e soprattutto dei soldi che sono la causa maggiore di tanti peccati nel mondo e di reali difficoltà di rapportarsi agli altri nei termini di autenticità. Chiediamo al Signore che possiamo anche noi liberarci da certi attaccamenti morbosi che abbiamo verso le cose della terra, cercando di pensare alle cose del cielo. Il denaro di certo non aiuta il cammino verso il. cielo, lo ostacola fortemente, se non addirittura lo blocca per sempre, Ma se bene usato per fare la carità ed aiutare i bisognosi è strumento di merito in terra e in cielo, purché dato senza pretendere nulla in cambio.